Il convegno Osce alla Farnesina“Il contrasto all’antisemitismosfida per la sicurezza europea”
Oggi ci sono “troppi segnali di una recrudescenza dell’antisemitismo: dobbiamo contrastarli perché è in gioco la nostra stessa sicurezza”. È l’appello annunciato dal ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano in occasione della Conferenza internazionale sulla responsabilità degli stati, delle istituzioni e degli individui nella lotta all’antisemitismo. Conferenza in corso in queste ore a Roma, alla Farnesina, realizzata con il sostegno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, l’Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODHIR), la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (CDEC) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il ministro Alfano, aprendo l’evento, ha sottolineato che la presidenza italiana all’Osce per il 2018 “promuoverà attività incentrate a contrastare discriminazioni contro le comunità ebraiche, cristiane, musulmane e altre comunità religiose”. In particolare in merito all’antisemitismo che riemerge in Europa, il capo della diplomazia italiana ha spiegato che “dobbiamo allarmarci quando antisemitismo cresce senza reazione, il silenzio favorisce sempre l’aggressore mai la vittima. Non possiamo più accettare – ha aggiunto il ministro – odiose parole di evocazione della superiorità razziale”. Alfano ha anche richiamato il concetto ebraico del Tikkun Olam, la riparazione del mondo. “Non ci illudiamo di poter cambiare il mondo intero – le parole del capo della Farnesina – ma invitiamo tutti gli Stati Osce a intraprendere le attività necessarie per contrastare l’antisemitismo”, tra cui l’adozione della definizione di antisemitismo dell’Ihra (organizzazione intergovernativa dedicato all’educazione della Memoria che da marzo vedrà la presidenza italiana). “Su invito della presidente UCEI Noemi Di Segni, ho anche parlato con il Premier Paolo Gentiloni per istituire un Osservatorio nazionale contro l’antisemitismo”, ha affermato Alfano. Della preoccupazione per il riemergere di rigurgiti antisemiti ha parlato tra gli altri il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. “Come ci sono leggi contro l’odio e i discorsi contro gli ebrei in Germania, così ogni nazione dovrebbe adottare questo tipo di normative. – ha detto Lauder, intervenendo dopo il segretario generale dell’Osce Thomas Greminger e il direttore del’Odhir Ingibjörg Sólrún Gísladóttir – All’antisemitismo devono esserci conseguenze”. “Siamo chiamati a fare assieme un percorso che va dall’esame dei diritti negati (nell’arco della storia millenaria di presenza ebraica nella diaspora italiana, ma specialmente in questo anno di ottantesimo anniversario con riguardo alle leggi razziali del ’38) ai diritti oggi tutelati. – il richiamo della presidente dell’Unione Noemi Di Segni durante il suo intervento – Diritti per lo più naturali. Negli spazi che viviamo realmente, nella nostra dimensione nazionale o internazionale, e negli spazi virtuali”. Se il tema dell’antisemitismo non ha frontiere, il richiamo della presidente UCEI, “cosa possono fare e come devono procedere le istituzioni nazionali o sovranazionali che operano (necessariamente) con un modello di normazione ‘classico’ nei limiti della loro giurisdizione e mandato; come coinvolgere e responsabilizzare coloro che progettano la rete anziché pescare coloro che ci navigano?”. “Il problema dell’odio non è degli ebrei è dei popoli che circondano le nostre vite e i nostri confini, di coloro che rifiutano ogni diversità;- ha spiegato Di Segni – e la soluzione più umana, voluta da sempre dal popolo ebraico, che desideriamo ribadire, è quella della pace e della cooperazione, attraverso leggi, valori comuni e preghiere, attraverso tanti sconosciuti eroi che si adoperano quotidianamente per opere di dialogo e di salvataggio. Guardando ai giovani, ai figli di tutti noi”. Non è più tempo delle parole, ha ammonito il presidente del Congresso ebraico europeo Moshe Kantor, “è tempo di agire concretamente”, anche contro l’odio nei confronti di Israele e contro chi cerca di delegittimarlo: un elemento, quello del antisemitismo mascherato da antisionismo, rilevato da diversi interventi.
“Pensavamo che dopo la Shoah, fosse finito l’antisemitismo”, la testimonianza di rav Israel Meir Lau, presidente dello Yad Vashem. Il rav ha aperto ricordando le parole di Bergoglio in occasione della sua visita proprio allo Yad Vashem: “il papa ha ricordato la domanda Ayeka? Dov’eri?”. Un interrogativo che, ha spiegato il rav – sopravvissuto a 8 anni alla Shoah -, dobbiamo continuamente porci: dov’erano gli Stati, i cittadini dell’Europa, mentre si consumava l’orrore della Shoah?.
Tra gli altri, il ministro Alfano ha tenuto a ringraziare per il contributo di idee e organizzazione il consigliere Alessandro Ruben.