FOTOGRAFIA L’immagine come metafora

ragazza leika 1Si chiamava Gerda Phorylle, ed era nata a Stoccarda nell’agosto del 1910. Era affascinante, libera, coraggiosa, e i suoi amici di lei dicevano semplicemente che “Gerda era Gerda”. Era gioia di vivere, era sete di libertà, era molto più che la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Aveva spesso deluso e ferito i suoi amici, ma la sua presenza era sufficiente per far sembrare tutto possibile. Anche ad anni di distanza, anche decenni dopo la sua morte. Gerda era Gerda Taro, la fotografa morta il giorno in cui avrebbe compiuto 27 anni a Brunete, mentre immortalava la guerra civile spagnola. Nota soprattutto come compagna di quell’Endre Friedmann che aveva contribuito a trasformare in Robert Capa, è protagonista dell’ultimo lavoro di Helena Janeczeck, scrittrice capace di trasformare le storie dei singoli in grandi affreschi storici e sociali. La ragazza con la Leica, così, diventa narrazione di un periodo difficile, e di giovani liberi, idealisti, coraggiosi. Così come sognatore ha saputo essere un altro grande della fotografia, Helmer Lerski – Israel Schmuklerski – che usò la luce per arrivare a ritratti di drammaticità teatrale e sarà protagonista, la prossima primavera, della prima retrospettiva in Francia, al Mahj.
Negli scorsi giorni al libro è stato assegnato il prestigioso Premio Bagutta. Riproponiamo qui i testi usciti sul numero di Pagine Ebraiche di gennaio.