“Religioni, serve più responsabilità”
Il dialogo e il costruttivo confronto tra le religioni al centro ieri dell’approfondimento “Responsibility: religion and anti-Semitism” moderato dal direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian.
In apertura di panel un intervento video-registrato del rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, che ha affermato: “L’antisemitismo non è un problema che riguarda soltanto gli ebrei. È anzi il segnale di pericoli molto gravi che finiscono inevitabilmente per riguardare l’intera società, e con conseguenze devastanti”. Preoccupazione è stata espressa anche per l’odio antiebraico legato oggi alla negazione del diritto dello Stato di Israele ad esistere. “Gran parte dell’antisemitismo – ha affermato il rav – viene oggi da quel mondo”. Tre i punti essenziali su cui riflettere e agire, secondo il presidente della Conferenza dei rabbini europei rav Pinchas Goldschmidt. Far sì che i leader religiosi, di ciascun credo, siano educati al rispetto del valore del pluralismo; un controllo rigoroso delle fonti di finanziamento; l’istituzione di una figura che, all’interno di ciascuna comunità, vigili sul pericolo del radicalismo.
“Il punto fondamentale è il nostro rapporto con i testi della Tradizione, con quello che c’è scritto e con le interpretazioni che ne derivano” ha osservato tra gli altri il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni. Significativo, ha quindi affermato, il percorso compiuto dalla Chiesa cattolica a partire in particolare dalla dichiarazione conciliare Nostra Aetate. Un percorso che è stato oggetto della dichiarazione “Tra Gerusalemme e Roma” firmata da illustri esponenti del rabbinato ortodosso e presentata a Bergoglio la scorsa estate. “Valorizzare le differenze, nel reciproco rispetto, è il modo migliore per costruire una sana convivenza” ha detto Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo. Mentre l’imam Izzedin Elzir, presidente dell’Ucoii, ha auspicato “un’alleanza globale contro l’antisemitismo, un male che non può non ferirci” e sostenuto che “la guerra e il terrorismo diffusi a livello globale non aiutano a uscire dai luoghi comuni che abbiamo ciascuno nei confronti dell’altro”.
Ad intervenire nel corso del panel anche la storica Dina Porat in rappresentanza dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme; il metropolita della chiesa ortodossa Cleopas, il rappresentante di un centro marocchino per il dialogo Farid El Asri, l’esponente Osce Salvatore Martinez.
“Il Dialogo è fondamentale perché le religioni devono dialogare tra di loro, così come i paesi, per una società che sappia accogliere ogni diversità” aveva affermato il ministro Angelino Alfano in conferenza stampa. Un particolare ringraziamento, per il contributo di idee e di organizzazione, è stato rivolto al consigliere Alessandro Ruben.
(30 gennaio 2018)