Memoria, la lunga battaglia di Ida
Cosa lascia in consegna il Giorno della Memoria alle spalle? Senz’altro la necessità di andare sempre più a fondo delle singole vicende umane, tra normalità spezzata, vite da ricostruire, progetti e sogni che faticosamente sono stati riafferrati. Ma anche quello di lottare contro ogni ingiustizia, anche quando questa ha il volto grigio della burocrazia.
Tra i libri che sembrano indicare una strada c’è Gli occhiali del sentimento, della giornalista e filmaker Sabina Fedeli. Dedicato all’ebrea ferrarese Ida Bonfiglioli, il volume è stato protagonista in più di una circostanza nelle scorse settimane. Compresa, a Firenze, la rassegna “Leggere per non dimenticare” durante la quale una gran folla (presente tra gli altri in sala la Consigliera UCEI Sara Cividalli) si è fatta conquistare da questo racconto-intervista tra l’autrice e la testimone quasi centenaria di un’epoca. Un colloquio avvenuto ormai molto tempo fa, ma che resta ricco di spunti attuali.
La forza di Ida, costretta a confrontarsi con la violenta realtà del regime fascista, con le privazioni delle Leggi antiebraiche e con la deportazione senza ritorno di molti suoi cari, è in una formidabile ironia che tutto abbatte ma che non la tiene completamente al riparo – anche diversi anni dopo – dai ricordi del passato. A partire dal percorso di emarginazione che prese avvio dalle Leggi del ’38. “Una delle cose che mi ha più offeso quando in Italia il clima per gli ebrei ha cominciato a cambiare è stato quando i vicini di casa a Ferrara hanno cominciato a non salutare più quelli come noi. ‘Ma tu Ida sei diversa’ mi dicevano. Diversa da chi? Questa – racconta la donna – era un’ipocrisia che non potevo accettare”.
E infatti si rafforzano in lei un animo battagliero e un sentimento di giustizia che non la accompagneranno fino alla fine. Nel 1997, 91enne, fa domanda per una pensione di benemerenza. Una richiesta più che legittima, in ragione dei torti subiti, ma che si trasforma in una battaglia legale aspra. Nel 2004, dopo tre gradi di giudizio, la sezione Emilia-Romagna della Corte dei Conti le dà ragione. Ida Bonfiglioli è vittima di violenza morale poiché ha avuto la marchiatura sui documenti ufficiali in quanto appartenete alla “razza ebraica”, come vedova di confinato per ragioni razziali, orfana di madre uccisa ad Auschwitz e madre di due figli cacciati da scuola.
Un paio di anni ed ecco il crollo di scena: i giudici contabili di secondo grado a cui il Ministero delle Finanze si appella le danno torto, con la motivazione – riporta Fedeli nel libro, che è pubblicato da Giuntina – che la donna non ha subìto danni fisici e diretti alla persona. Inoltre, “non lavorando non è stata licenziata; non svolgendo attività politica antifascista, non è stata arrestata; e pur essendo ebrea non è finita in un lager”. Tre settimane dopo ecco arrivarle a casa una raccomandata in cui le si comunica che il pagamento delle rate di pensione è stato sospeso e che la donna dovrà restituire entro un mese le “somme non dovute”.
È un colpo durissimo e avvilente. “Non ero arrabbiata, ero delusa. Mi sentivo colpita nella mia dignità di persona. Mi dicevo che avevo ancora uno o due anni da vivere… perché dovevano farmi questo?” si chiede Ida. Eppure, aggiunge, ho sempre creduto nella solidarietà e nella giustizia”. Ma anche in questo caso non alza bandiera bianca e, anche grazie all’intervento di UCEI e Consiglio comunale, la pensione alla fine le viene riconfermata.
Gli occhiali del sentimento è anche questo. Il libro-testamento di una donna impegnata e caparbia, che in gioventù come in vecchiaia non si è mai arresa. Un esempio di vita da cui imparare.
(1 febbraio 2018)