I polacchi, ma anche gli italiani in Europa c’è chi riscrive la storia
I polacchi “non facevano parte dei meccanismi nazisti” ma “hanno assolutamente aiutato, hanno ucciso autonomamente e nei modi più crudeli. Sono stati pubblicati libri che i polacchi stessi hanno scritto e ora è proibito dirlo o scriverne”. A parlare Halina Birenbaum, nata in Polonia, sopravvissuta alla Shoah e diventata celebre in Israele come scrittrice. La Birenbaum, intervistata da Yedioth Ahronoth, accusa il governo polacco di voler falsificare la storia con la nuova legge che vieta di associare la Polonia alla Shoah (la norma prevede fino a tre anni di reclusione). “È una bugia”, il commento della sopravvissuta in merito alla legge. Per lo Yad Vashem se nessuno può mettere in dubbio che i campi di sterminio in Polonia non possono essere definiti polacchi – ma costruiti e gestiti dai nazisti nella Polonia occupata – il provvedimento votato da Varsavia “mette in pericolo il libero e aperto confronto sul ruolo del popolo polacco nella persecuzione ebraica”. Per Vittorio Ravà, esperto di comunicazione, il piano del governo polacco è un tentativo pianificato di modificare la storia del Paese. “La legge non è un’invenzione che nasce per caso a tre quarti di secolo dalla fine della guerra, ma fa parte di un piano preciso di rivalutazione del popolo polacco. Il primo segnale che avevo notato è stato il film La signora dello zoo di Varsavia, uscito nell’autunno 2017 – afferma a Pagine Ebraiche Ravà – nel quale i polacchi vengono presentati come grandi salvatori degli ebrei e la cosa mi aveva insospettito ma le nuove disposizioni del governo di Varsavia indicano che c’è un piano integrato di controinformazione”. Un tentativo di riscrittura del passato che Ravà sottolinea non essere solo un problema polacco ma che accade in diverse parti d’Europa. “In vari modi, in diversi paesi, si è cercato di dare la colpa solo ai nazisti delle persecuzioni salvando ad esempio i francesi dalla responsabilità della Francia di Petain e gli italiani dall’Italia di Mussolini”. E proprio l’Italia è un esempio della volontà di alcuni di riabilitare il passato dimenticando o modificando le responsabilità passate. “Il grande tentativo oggi in corso in Italia di riabilitare ‘le cose buone del fascismo’ facendo apparire le leggi razziali come un asservimento alla Germania nazista è un falso storico – ricorda Ravà – Le leggi razziali del 1938 sono un prodotto autoctono italiano, furono più restrittive di quelle emanate in Germania ma hanno soprattutto avuto l’appoggio da parte di scienziati giuristi e magistrati.
Fu un vero suicidio collettivo della scienza italiana, che ha negato la propria cultura per asservirsi al potere politico”. Secondo Ravà è necessario studiare nuovamente e in modo più approfondito il ruolo che ha avuto la comunicazione nelle persecuzioni delle scorso secolo e l’effetto di quest’ultima sul presente. “La figura di Goebbels – afferma – è stata molto sottovaluta e poco studiata da parte ebraica. In realtà Goebbels ha istituzionalizzato il sistema della fakenews, è padre della controinformazione, come spiega il libro Goebbels: A Biography di Peter Longerich, tutta l’attività diffamatoria che ha preparato la notte cristalli e persecuzione antiebraica nasce da un piano ben definito e organizzato”. Studiarlo, spiega, permette di evitare i tentativi di falsificazione in corso in Europa.