Mattarella: “No alle diffidenze,
Italia torni a sentirsi comunità”

rassDopo l’aggressione fascista e xenofoba di Macerata, in cui undici persone – le cui storie sono raccontate da Avvenire – sono state ferite da Luca Traini, iscritto alla Lega Nord, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato a tenere vivo il senso della comunità. “L’Italia ha bisogno di sentirsi comunità di vita in cui tutti siamo legati da sorte comune, in cui si vive insieme agli altri, senza diffidenza”. Perché se manca la comunità “l’egoismo porta inevitabilmente alla diffidenza, all’ostilità, all’intolleranza e qualche volta alla violenza” (Corriere della Sera). “Dobbiamo chiamare i fatti con il loro nome: rappresaglia nazi-fascista di una persona che in un bar aveva dichiarato che sarebbe andato a sparare ai neri”, il commento del sindaco di Macerata, Romano Carancini. “Non è un fatto isolato, c’è un fermento che dobbiamo essere in grado di fermare e combattere in maniera esplicita e non ambigua” (La Stampa). Il sindaco, intervistato da Repubblica, spiega poi che continuerà la sua politica a favore dell’accoglienza. Inquietanti le parole dell’avvocato di Traini, che afferma “c’è un problema: mi ferma la gente a Macerata per darmi messaggi di solidarietà nei confronti di Luca. È allarmante” (Repubblica). Come racconta La Stampa, l’attentatore iscritto alla Lega “alimentava la sua devozione per Mussolini, infarcita di letture nostalgiche, di Mein Kampf, di saluti romani. Fino al tatuaggio della runa sulla tempia. L’odio per gli extracomunitari in Traini era ormai divenuto incontenibile”. Nonostante questo per Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega alla Camera, “in questo momento sia fuori dalla storia e dalla realtà il parlare di fascismo”. E prima ancora il leghista, intervistato dal Corriere, arriva a dire: “io non chiederei mai a Debora Serracchiani di dissociarsi dall’immigrato che ha fatto a pezzi Pamela. Trovo offensivo che si chieda a noi di dissociarci da un folle come Luca Traini”. Il leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio invece, in un colloquio con Repubblica, non si espone sul tema Macerata e poi attacca il Pd per non aver approvato la legge sullo ius soli che i Cinque stelle non hanno però voluto votare. E ancora contesta la legge Fiano contro la propaganda fascista perché “quella legge è un pastrocchio, in Italia esistono già leggi in vigore che puniscono l’apologia del fascismo, fascismo che noi abbiamo sempre condannato senza se e senza ma”.

Macerata, il razzismo e i migranti. “Per non lasciare agli impulsi la valutazione sulla questione dei migranti, occorrerebbe una gestione vera e un’integrazione vera, perché tenere queste persone “sospese” per molti mesi, li spinge, inevitabilmente, ad andare per strada, a chiedere l’elemosina, diventare facile preda della malavita”, afferma Lia Levi, giornalista e scrittrice, a Repubblica Genova. Per Levi, che in un libro racconta storie di profughi ebrei a Genova durante la Seconda guerra mondiale (che presenterà oggi alle 18.30, al Teatro della Tosse di Genova), “è ora di scendere in piazza, invece, perciò che più è importante: si sente ribollire la terra, con queste nuove vene di stampo fascista. É necessaria una risposta compatta, ferma, enorme. Altrimenti ci troveremo schiacciati”. Laura Boella, docente di Filosofia morale all’Università Statale di Milano, intervistata da Avvenire, cita invece Liliana Segre la quale ha ricordato “l’epoca della persecuzione antiebraica, quando da un giorno all’altro intere famiglie ebree scomparivano e i vicini di casa voltavano la testa dall’altra parte, e non dicevano nulla. C’è un voltare la testa, un non voler vedere che riguarda ancora oggi molti italiani: i migranti che li circondano vengono visti come una massa anonima, non riconosciuta come pluralità di individui che hanno invece nome, un volto e una storia”.

Terrorismo in Cisgiordania. Un cittadino israeliano è stato accoltellato a morte ieri nei pressi dell’insediamento ebraico di Ariel. L’autore dell’attacco è un 19enne arabo israeliano che è riuscito a fuggire subito dopo, nonostante la caccia all’uomo avviata dalle forze di sicurezza israeliane. Come racconta in una breve La Stampasta, il movimento terroristico palestinese Hamas ha subito lodato l’attentato. La vittima dell’attentato, Itamar Ben Gal, aveva 29 anni, era padre di quattro figli e insegnante in una scuola religiosa.

Il refusenik Sharansky contro i totalitarismi. La Stampa intervista lo storico oppositore al regime sovietico Nathan Sharansky: dal 2009 è presidente della Agenzia Ebraica, è stato parlamentare del Likud, ministro di vari dicasteri fra cui l’Interno e il ministero per i Rapporti con la Diaspora, vice primo ministro d’Israele, dove – racconta Elena Loewenthal – è arrivato nel 1986 dall’Unione Sovietica dopo una lunga battaglia per la libertà propria e altrui che gli è costata lunghi periodi di detenzione e 9 anni nel gulag di Perm. “L’accordo con l’Iran – afferma Sharansky parlando di attualità – è scandaloso non tanto per la questione nucleare, quanto per la cascata di dollari che comporta a fronte del silenzio sui diritti umani calpestati. Senza contare che l’accordo non ha neanche scalfito il lessico della propaganda di regime, la sua retorica contro l’Occidente: l’Iran continua a parlare dell’America come del male assoluto. E invece il primo passo per aiutare la dissidenza a conquistare la libertà dovrebbe essere non collaborare con i regimi totalitari, in alcun modo”.

Erdogan a Roma e in Vaticano. Su Gerusalemme papa Bergoglio e il presidente turco Erdogan durante l’incontro di ieri in Vaticano hanno trovato un punto in comune: “qualsiasi fuga in avanti che riconosca di fatto Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico, in assenza di progressi nel negoziato di pace è un rischio per tutta l’area”, la loro tesi, raccontata dal Messaggero. Erdogan ha incontrato sia il papa sia a Roma il Premier Gentiloni e il Presidente Mattarella, che hanno sottolineato la propria distanza dalla politica turca: no dall’Italia ai bombardamenti ad Afrin contro i curdi e no alla repressione operata dal presidente turco contro le opposizioni e i giornalisti.

Torino, le valigie del ricordo. “All’ingresso del Polo del ‘900 c’è una pila di vecchie valigie consumate che suscitano memorie, spesso corrosive, di lunghi viaggi senza ritorno. Sono i viaggi degli ebrei verso i campi di concentramento, ma posso anche essere le disperate fughe di chi oggi attraversa il mare per cercare in Italia una nuova vita. Fino all’11 marzo si può visitare a ingresso gratuito l’installazione Le valigie del nonsense di Thierry Forte. È una mostra interattiva che racconta il tema della risata come forma di sopravvivenza” (La Stampa Torino).

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked