Ritorno di fiamma
Ho visto ”Sono tornato”, dove il Duce risuscita, del quale film potrei fare una recensione, visto che da ragazzo frequentavo dei critici cinematografici così impegnati che talvolta taluno di essi si spingeva sino al punto di vedere realmente l’opera cinematografica che commentava.
Non c’è opera dell’ingegno che possa prescindere dalla fantasia, se non vuole sconfinare nel saggio e, onde evitarlo, si rischia spesso e volentieri di valicare il confine col realismo magico. A proposito di questo film, qualcuno ha scritto che oggi Benito Mussolini vincerebbe le elezioni, ma sembrerebbe più un desiderio inconscio che una reale possibilità; lo scenario più verosimile è quello che lo vedrebbe ricevere la sua abbondante quota parte della pioggia di insulti che puntualmente si scatena su chiunque si affacci alla ribalta politica. Dai santi ai diavoli, chiunque faccia politica diventa ormai bersaglio di una diffusa aggressività, in un rito autoassolutorio che cerca nel politico il capro espiatorio; a questo riguardo, non è un caso che i Presidenti del Consiglio che stanno più zitti siano quelli che usufruiscono di una navigazione più tranquilla.
A sinistra – ma dipende da quale – taluni avvertono del rischio di un ritorno del fascismo, mentre altre palesi insidie passano in cavalleria. Strana, poi, la deriva della sinistra, passata, come diceva Gian Carlo Pajetta, dal materialismo storico al moralismo storico, quale ultima ridotta per arginare la decadenza, dove l’unica arma a disposizione è quella di mettere in luce la meschinità altrui. Eppure, scriveva Karl Marx (il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte) che “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano per, così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”.
Ciò che preoccupa di questo continuo richiamo al rischio di ritorno del fascismo consiste nella coeva dimenticanza e rimozione di qualsiasi altro scenario parimenti rischioso o inquietante. Primo Levi disse che “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”, ma non disse che sarebbero stati condannati a riviverlo ad opera degli stessi soggetti.
Abbiamo ben presente la sparatoria a Macerata così come l’estrazione ideologica dichi l’ha compiuta, ma questo non fa diventare simpatici il resto dei criminali.
Non si tratta di atteggiamenti privi di rischi, laddove si fosse portati a costruire una sorta di linea Maginot ideale che, al pari di quella materiale, si rivelasse un colabrodo perché dipendente da considerazioni più ideologiche che realistiche. Non ci sono insidie buone e insidie cattive, criminali nobili e criminali ignobili; anche nel male, quale che esso sia, vale il principio d’eguaglianza.
Emanuele Calò, giurista
(6 febbraio 2018)