Scuola, i disegni del Dialogo
Presentato ieri nella prestigiosa cornice della Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, sede di rappresentanza del Senato, il progetto educativo internazionale “501 disegni a sei mani, dalla Giustizia alla Pace. Due città, due capitali, Venezia e Trento, Roma e Tunisi”.
Un percorso culturale ideato e realizzato dalla giornalista Nadia De Lazzari, responsabile dell’associazione Venezia: Pesce di Pace con la finalità di costruire ponti di amicizia e fratellanza tra le fedi. Protagonisti dell’iniziativa sono i bambini di diverse scuole pubbliche o paritarie, italiane e non, che hanno fatto centinaia di coloratissimi disegni, confluiti in un libro e in una mostra. Tra gli istituti che hanno partecipato, anche la scuola ebraica Tedeschi Morpurgo di Trieste. Ad “affiancare” le opere dei bambini, il contributo dei detenuti del carcere di Venezia e della casa circondariale di Trento.
Il progetto, che ha ricevuto il plauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che firma anche una nota in apertura del libro, è stato già presentato a Venezia (a Palazzo Ducale) e a Trento (proprio nella casa circondariale), e dopo l’appuntamento di presentazione a Roma toccherà anche Tunisi.
A raccontare l’iniziativa, coordinati da De Lazzari, sono intervenuti il senatore Giuseppe Francesco Maria Marinello, la presidente del consiglio comunale di Venezia Ermelinda Damiano, monsignor Giuseppe Lazzarotto, il padre comboniano Stefano Zuin, il rabbino capo di Verona Yosef Y. Labi, l’imam dell’associazione Coreis Adam Abd al–Samad Cocilovo e (via skype) il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri.
A intervenire inoltre, tra gli altri, rav Shalom Hazan, rav Valter Di Castro, Anna Rosa Stalio e Gianpaolo Bevitori, rispettivamente coordinatrice didattica e docente alla scuola ebraica di Trieste.
Gli alunni che hanno partecipato al progetto sono stati invitati a dipingere tre diversi temi, e i loro disegni vanno a riempire i tre spicchi che compongono il simbolo della pace. I temi sono: se stessi e la propria città, inclusi i luoghi del proprio credo (la chiesa, la sinagoga, la moschea), il sentimento reciproco dell’amicizia, le feste della propria cultura. Nei disegni appaiono dunque tre piccole immagini che ricordano la pace, semi colorati di giustizia che raccontano l’incontro, a distanza, tra centinaia di bambini di Paesi diversi. Nel retro dei disegni i bambini hanno scritto messaggi di pace, ognuno nella propria lingua. Per la traduzione dei loro pensieri si sono fatti aiutare dai detenuti, provenienti da diverse Paesi, e che hanno lavorato per oltre un anno con il supporto di Nadia De Lazzari.
Marco Di Porto
(8 febbraio 2018)