Setirot – Buonisti
Della serie le parole hanno un senso, e diventano spesso pietre, vorrei soffermarmi su un aggettivo che negli ultimi anni è stato molto in voga nelle discussioni pubbliche da parte di un/a, diciamo così, campo/fazione: buonista. Parlo per esperienza personale, però l’ho letto e sentito riferito a parecchi altri cittadini. A volte ho anche chiesto, sui social media e di persona, che cosa fosse il contrario di buonista, cattivista forse?, mai ricevuto una risposta. Perché per buonista loro intendono un miscuglio di significati: solidale con i rifugiati in genere e con chi è in condizioni sociali precarie; radical-chic; idiota anima bella; criticone delle Verità con la V maiuscola soprattutto in materia, appunto, di immigrazione o anche di questione israelo-palestinese; intellettuale inteso in tono dispregiativo (?); amico se non militante dell’invasione dell’Europa da parte di orde di stupratori assassini sgozzatori, meglio se musulmani tuttavia va bene anche no; sinistrorso dove per sinistra si intende la causa delle peggio cose. Potrei continuare, ma il concetto mi pare abbastanza chiaro.
Bene. A questo punto – con la repentina corsa verso l’abisso a cui assistiamo da tempo e che ultimamente ha decisamente inserito una marcia in più, compreso l’aumento esponenziale dell’antisemitismo più o meno esplicito – mi e vi faccio una domanda: come mai gli usatori fino alla nausea del termine buonista tacciono di fronte alla barbarie pressoché quotidiana? Come mai non hanno inventato un nuovo aggettivo con cui inondare le pagine di social media e dintorni? Forse perché si vergognano un po’ (non tutti, qualcuno per la verità lo dice eccome) che insomma alla fine si è capito che il contrario di buonista è sparatore di Macerata?
Noi siamo diversi. Alla paura e all’odio contrapponiamo la speranza, la correttezza, la supremazia dei diritti e dei doveri per tutti, nessuno escluso. Io do del fascista a chi fa il saluto romano o si tatua con la croce celtica, non a chi la pensa diversamente da me. Io dico razzista a chi parla di razza bianca, di creature “inferiori” o “superiori”, non a chi critica le politiche di immigrazione e accoglienza (che per altro vanno ovviamente implementate e migliorate). Io dico xenofobo a chi lo è, nazista a chi irride la Shoah. Ma continuo a essere più che sicuro che alla fine “vinceremo” noi, le donne e gli uomini di buona volontà che della Rivoluzione francese hanno introiettato il significato profondo: libertà, uguaglianza, fratellanza.
Stefano Jesurum, giornalista
(8 febbraio 2018)