La piazza divisa di Macerata
Tensione ieri sera a Macerata dove i neofascisti di Forza Nuova hanno organizzato una manifestazione, violando il divieto del Questore. La città è scossa dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro, per cui è stato arrestato il nigeriano Innocent Oseghale (per cui il Gip ha escluso l’accusa di omicidio), a cui è seguito l’attacco fascista e razzista di Luca Traini, iscritto alla Lega Nord, che ha sparato e ferito alcuni migranti come forma di vendetta. Il leader della Lega Matteo Salvini, in tour nelle Marche, sfrutta con cinismo la tragedia e afferma “il sacrificio di Pamela, tranquilli, non sarà vano” e poi inaugura quella che il Corriere definisce “una sorta di battaglia ideologica contro l’Islam”. Per Salvini sarebbe “incompatibile con i nostri valori e la nostra Costituzione”. Parole che vengono respinte, tra gli altri, da Matteo Renzi. II segretario del Pd, intervistato da Repubblica, non indica Salvini come “mandante morale” della tentata strage di Traini ma afferma “L’atteggiamento di Salvini è inqualificabile. Se proprio si deve qualificarlo, la parola giusta è squallido. I fatti: un esponente della Lega prende una pistola e spara a sei ragazzi di colore. E spara alla sede del Pd di Macerata. Anziché tacere, Salvini che fa? Getta la responsabilità sul Pd, tanto va di moda darci la colpa di tutto. Squallido, appunto. Tuttavia non lo inseguo nella sua lucida follia. Non lo considero il mandante morale e non lo etichetto come corresponsabile. Dico, più semplicemente, che chi ha sbagliato deve pagare. E che se si vuole trarre un giudizio politico: con quale credibilità afferma di essere in grado di controllare il territorio uno che non riesce a controllare i propri candidati?”. Il leader del Pd si schiera poi al fianco del sindaco di Macerata che ha chiesto di sospendere la manifestazione antifascista prevista per domani in città a cui parteciperanno centri sociali, Fiom e Liberi e Uguali, mentre una nazionale è stata organizzata a Roma per il 17 con partecipazione di Arci e Anpi, Cgil, Pd e Libera (Repubblica).
Razza e Costituzione. Sul La Stampa l’ex presidente della Corte Costituzionale Vladimiro Zagrebelsky torna sul tema dell’articolo 3 della Costituzione e sulla parola razza. “Attilio Fontana, candidato governatore della Lombardia per conto della Lega, a proposito delle immigrazioni – ricorda il giurista – ha detto che è ora di decidere se vogliamo che la ‘razza bianca’ continui ad esistere. Il richiamo alla difesa della razza ha in Italia un senso particolare; esso riproduce il titolo della rivista che durante il fascismo su applicò a offrire supporto ‘scientifico’ alla politica che ha prodotto le leggi razziali contro gli ebrei. Quest’anno celebriamo l’ottantesimo anniversario di quella vergogna nazionale. Accusato di adottare un linguaggio razzista, il Fontana se ne è difeso dicendo che è la Costituzione a menzionare le razze. Poteva sembrare una giustificazione, ma valeva come rivendicazione, sotto la protezione nientemeno che della Costituzione”. Ma con la parola “razza” dell’articolo 3, spiega Zagrebelsky, “La Costituzione non si preoccupa di affermare l’esistenza delle razze, ma interviene per vietare ogni discriminazione che su quell’idea si fondi”. Per questo non è utile cancellare la parola razza, afferma il giurista.”Cancellare la parola razza – scrive Corrado Aiugias su Repubblica – è un po’ come voler scalpellare l’obelisco del Foro Italico perché reca la scritta “Mussolini Dux”. Equivale a una delle tante manifestazioni iconoclaste verificatesi nel corso della storia, ultimi gli estremisti musulmani che abbattono i monumenti di altre religioni nell’illusione di cancellare il passato”.
Polonia, le storie che i polacchi non vogliono sentire. “Tutta la complicatissima e drammatica questione del rapporto tra polacchi ed ebrei, durante e immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, si può racchiudere tra due emblematici episodi legati a due cittadine della Polonia: Jedwabne (nel 1940) e Kielce (nel 1946)”, scrive sul Foglio Francesco Cataluccio ricordando i due famosi eccidi commessi dai polacchi ai danni dei loro concittadini ebrei. L’unico modo per combattere la legge negazionista in Polonia è raccontare, spiega Cataluccio, queste storie terribili. E riguardo alla legge, il Corriere Roma riporta in una breve la manifestazione organizzata dalla Comunità ebraica della Capitale davanti all’ambasciata polacca proprio per protestare contro il provvedimento votato da Varsavia.
Netanyahu contro il capo della polizia. Scontro aperto fra il premier di Israele Benjamin Netanyahu e il capo della polizia Roni Alsheich. Due sere fa il generale si è riunito con i capi dell’Unità Antifrode: hanno deciso che la settimana prossima “raccomanderanno” al procuratore generale di incriminare il Premier Netanyahu almeno in uno dei tre casi di presunta corruzione in cui è coinvolto. Il generale Alsheich è comparso in tv e ha parlato a lungo delle indagini, senza entrare in particolari, ma ha aggiunto: “Forze molto potenti hanno provato a far spiare la nostra inchiesta” (Avvenire). Netanyahu ha attaccato il capo della polizia, definendo le sue parole “insinuazioni false”.
Mosca, Teheran, Istanbul. Si sta formando un nuovo asse di potere che unisce Turchia, Russia e Iran e che preoccupa diversi paesi, tra cui Israele – che con Mosca ha ottimi rapporti. A suggellare l’unione tra le tre nazioni, scrive Repubblica, “si terrà a Istanbul, crocevia sempre più centrale dell’area, un vertice per discutere la crisi in Siria dopo quello di Sochi, sul Mar Nero, in data da stabilirsi presto”. A proposito di Siria, il Corriere spiega che “il governo di Benjamin Netanyahu ha ribadito in questi giorni che non permetterà agli iraniani (o all’Hezbollah libanese, loro manodopera armata) di arroccarsi nelle regioni siriane vicine alla frontiera con Israele. Sui campi della Siria potrebbe spostarsi lo scontro con Hezbollah e l’espansionismo degli ayatollah. Gli analisti prevedono che il confine nord – dal Libano alla Siria – diventerà un fronte di guerra. Sono in disaccordo solo sul quando succederà”.
Il Napoli di Ascarelli. Mimmo Carratelli sul Mattino ricorda la figura del primo presidente del Napoli calcio Giorgio Ascarelli, a cui la città ha deciso di dedicare la piazza che prima era intitolata al fascista Vincenzo Tecchio. La figura di Ascarelli, ricorda il quotidiano, è una delle tre riscoperte nel libro di Adam Smulevich Presidenti, presentato ieri al Museo ebraico di Bologna assieme a Carratelli.
Segnalibro. Il Foglio invita a leggere Interdizioni israelitiche di Carlo Cattaneo, uscito in una nuova edizione per Castelvecchi, curata da Gianmarco Pondrano Altavilla e con prefazioni Di Noemi di Segni, Ofer Sachs e Maurizio Bernard. Sull’Osservatore Romano invece la storica Anna Foa parla del libro Gli ebrei e la Repubblica sociale italiana di Matteo Stefanori (Laterza), che “esce su un tema poco studiato e poco conosciuto – sottolinea Foa – come quello dei campi di concentramento per ebrei istituiti dalla Repubblica di Salò alla fine del 1943, basato su una ricognizione attenta delle fonti d’archivio della Rsi, in particolare dei suoi archivi provinciali”. Il Corriere riporta invece la scelta di Einaudi di ripubblicare Da Berlino a Gerusalemme. Ricordi giovanili di Gershom Scholem (a cura di Giulio Busi).
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked