Israele, scontro in Siria con l’Iran
La Russia fa da mediatore

rassegnaÈ stata la telefonata intercorsa tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin a fermare le ulteriori offensive israeliane in Siria in funzione anti-iraniana. Lo spiega sulle pagine di Haaretz l’analista militare Amos Harel, sottolineando come il colloquio tra Netanyahu e Putin abbia portato Gerusalemme a sospendere gli attacchi su territorio siriano dopo l’abbattimento di un suo aereo nelle prime ore sabato. Il Corriere scrive, riferendosi ai rapporti d’Israele con la Russia, che “il premier israeliano è consapevole che se vuole mantenere le promesse minacciose (‘continueremo a colpire chi tenta di attaccarci’) ha bisogno di garantirsi libertà d’azione, pur limitata dagli interessi russi in Siria. Così nel colloquio con Mosca avrebbe ottenuto dal presidente di continuare le comunicazioni tra i due stati maggiori: i raid per bersagliare le strutture militari del regime di Damasco o quelle allestite dalle milizie sciite come l’Hezbollah libanese – le sortite dell’aviazione sarebbero state cento negli ultimi cinque anni – rischiano di mettere in pericolo i soldati o le basi russe nel Paese, ogni mossa va coordinata. Putin cerca di occupare sempre di più lo spazio lasciato libero dagli americani nella regione”. La controffensiva israeliana di sabato, dopo che un drone iraniano aveva varcato il confine dalla Siria, è al centro dell’analisi di Amos Yadlin, già vicecomandante dell’aviazione e capo dell’Intelligence militare israeliana. Intervistato dal Corriere, Yadlin spiega: “è stata l’operazione più significativa dal raid contro il reattore atomico a Damasco nel 2007. La massiccia risposta israeliana dovrebbe aver spinto a congelare il duello, sono state colpite batterie antimissile siriane e obiettivi iraniani. I nostri nemici dovranno impiegare un po’ di tempo a capire che cosa sia successo”. Sullo scontro Israele-Iran in Siria, Harel sottolinea come “Tutt’e due i contendenti sono convinti di aver raggiunto gli obiettivi possibili in questo round iniziale. I generali israeliani sanno però che un altro duello è inevitabile”. Secondo Federico Rampini (Repubblica) in questa situazione il presidente Usa Donald Trump – che intanto al quotidiano Israel Hayom ha espresso il suo scetticismo sui negoziati di pace: “I palestinesi non stanno cercando la pace e temo che neppure gli israeliani ci stiano provando” – starebbe soffiando sul fuoco di un possibile conflitto tra Iran e Israele.

L’Italia e le manifestazioni antirazziste.
Non si ferma il dibattito sull’opportunità o meno della manifestazione antifascista e antirazzista a Macerata in risposta all’attacco contro un gruppo di stranieri compiuto da Luca Traini, ex candidato della Lega Nord. A parlare al Corriere è il sindaco di Macerata Romano Carancini che aveva auspicato che la manifestazione di sabato fosse posticipata. “Sarebbe stato assurdo vietarla, ma pochi dei miei cittadini hanno deciso di partecipare”, afferma, aggiungendo che “Io non ero affatto contro la manifestazione, non dico che non fosse importante. Ma c’erano pochi maceratesi, tanti non ci si sono ritrovati. Se continuiamo solo a fare manifestazioni mostrando forza muscolare, numeri e slogan, graffiamo appena la superficie, diventa un rito, una mera ripetizione di se stessi”. Ventimila le persone sfilate in corteo, a cui il Partito democratico, come altre sigle tra cui l’Anpi, non ha partecipato, ricevendo – riporta la Stampa – molte critiche.

L’arma degli xenofobi italiani. Emma Bonino, denunciando l’attacco razzista di Macerata, in una lettera a Repubblica analizza preoccupata la retorica xenofoba che attecchisce in Italia: “Io respingo l’idea che la xenofobia sia un prodotto dell’immigrazione. Continuare a perseverare in questo errore di analisi significa scivolare verso la giustificazione del pregiudizio. ‘Ci sono troppi stranieri, la gente è stanca…’, afferma qualcuno. È come sostenere che l’antisemitismo sia un prodotto dell’ebraismo. Che la rabbia dei carnefici sia colpa delle vittime. È storicamente vero il contrario. L’ebreo, come lo straniero, sono proiezioni di un odio che è culturale e ideologico, non meramente psicologico. La xenofobia è un prodotto del nazionalismo, non dell’immigrazione e offre dei capri espiatori alla rabbia popolare. L’etnonazionalismo di Salvini, antieuropeo e xenofobo, è una ideologia potente, non nuova nell’Europa di ieri e di oggi, che fomenta e cavalca l’inquietudine; non è un prodotto dell’inquietudine”.

Il Mediterraneo e la via del gas. La Farnesina segue al più alto livello, in raccordo con le proprie rappresentanze diplomatiche a Nicosia e Ankara, la vicenda della nave Saipem 12000, cui le autorità turche non consentono al momento di proseguire la navigazione verso l’area di destinazione per trivellare il gas. “Sono risorse del popolo turco-cipriota” la posizione di Ankara a cui ha replicato Nicosia: “Con tristezza siamo assistendo alle azioni della Turchia che violano il diritto internazionale”. In questo quadro, Repubblica racconta di come stiano cambiando gli equilibri nel Mediterraneo orientale e delle contese sullo sfruttamento delle sue risorse: “quella parte del Mediterraneo dal 2010, dopo le prime scoperte in Israele, da anni è diventata la terra promessa del gas, ma è anche l’area in cui guerre, rivalità e scontri geopolitici di ogni tipo sono in corso o sono assolutamente prevedibili”, spiega il quotidiano, rilevando come in questa situazione Egitto e Israele ad esempio si siano avvicinate.

Chiamami col tuo nome. Repubblica intervista Andre Aciman, scrittore ebreo americano con passaporto italiano, autore del romanzo Chiamami col tuo nome, da cui il regista Luca Guadagnino ha tratto il suo film acclamato da pubblico e critica.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked