Manifesto di una nuova civiltà

lotIl 21 dicembre 1945 la Radio cecoslovacca trasmise un’esecuzione dal vivo del Nonet op. 43 del compositore ceco Rudolf Karel (nella foto), steso tra gennaio e febbraio 1945 in partitura pianistica presso il penitenziario Vazební věznice di Praha–Pankrác;la ricostruzione e strumentazione del Nonet fu realizzata da František Hertl, tuttavia tale operazione filologica risultò insoddisfacente.
Nel 1984 Václav Snítil, primo violino del České Noneto, realizzò una nuova ricostruzione del Nonet che fu eseguita il 5 maggio 1985 a Beroun in occasione del 40esimo anniversario della liberazione della Cecoslovacchia dall’occupazione tedesca; tale ricostruzione fu decisamente riuscita e più aderente all’autografo (fu pubblicata nel 1995 dalla Carus Verlag di Stoccarda).
Una grande pagina teatrale di Rudolf Karel ossia l’opera in cinque atti Tři Zlate Vlasy Děda Vševěda scritta presso il Vazební věznice su un racconto popolare di Karel Jaromír Erben – ricostruita e strumentata da Zbyněk Vostřák, già allievo di Karel – fu eseguita in prima assoluta il 28 ottobre 1948 presso il Národní Divadlo di Praga; nel 1947 la casa editrice Melantrich di Praga pubblicò Skladby z Vezeni Screen Shot 2018-02-14 at 14.10.39ossia i pezzi op. 41 e op. 42 scritti da Karel presso il Vazební věznice.
Il 23 dicembre 1945 presso l’Auditorium dell’Angelicum di Milano fu eseguita La Favola di Natale per narratore, coro maschile e orchestra scritta tra il 1943 e il 1944 presso lo Stalag XB Sandbostel dal compositore italiano Arturo Coppola su testo di Giovannino Guareschi; l’opera fu replicata il 5 gennaio 1946 presso il Teatro Comunale di Treviso, le brochures attestano che in entrambe le sedi fu eseguita la versione originale della Favola (successivamente Coppola rimaneggiò e modificò la partitura di Sandbostel).
Nel 1946 il pianista ceco Pavel Štěpán eseguì in prima assoluta la Sonata del compositore ebreo ceco Gideon Klein, scritta nel 1943 a Theresienstadt; la Sonata nell’interpretazione di Štěpán fu registrata e pubblicata nel 1965 dalla Supraphon in un disco 45 giri contenente tra l’altro i Lieder Čtyři písně na čínskou poezii per baritono e pianoforte, scritti a Theresienstadt dal compositore ebreo ceco Pavel Haas e interpretate dal cantante ebreo ceco Karel Berman che ne fu primo esecutore in Campo.
Nel 1947 la musicologa ebrea lettone naturalizzata statunitense Johanna Spector – trasferita presso il Ghetto della sua città natale Liebau [Liepāja], successivamente presso lo Arbeitslager di Riga/Reichsban e infine a Buchenwald – pubblicò Ghetto und KZ. Lieder aus Lettland und Litauen (AJDC, Wien); trattasi di un piccolo volume contenente Lieder scritti in Lager aperti dal Reich nei Paesi Baltici e corredati da un discreto arrangiamento pianistico della stessa Spector.
Nel 1948 il compositore ebreo polacco Szymon Laks, direttore dell’orchestra maschile di Auschwitz II Birkenau e arrangiatore presso il Notenschreibern–Block del medesimo Lager, pubblicò Mélodies d’Auschwitz (Éditions du Cerf, Paris); in appendice al volume Laks pubblicò una riduzione pianistica delle Trois Polonaises Varsovienne da lui stesso arrangiate in Campo.
Nel medesimo anno il poeta e partigiano ebreo lituano Schmerke Kaczerginsky, con la collaborazione di Halpern Leivick e il Central Yiddish Culture Organization di New York, pubblicò il suo lavoro capitale ossia l’antologia Lider fun di getos un lagern, 435 pagine contenenti 233 canzoni e testi poetici; l’antologia di Kaczerginsky è una pietra miliare della musica popolare e tradizionale in lingua yiddish prodotta durante la Guerra.
Le prime esecuzioni di musica scritta in cattività risalgono al 1942 (ossia in piena guerra) nella Francia occupata, già nel dicembre 1945 e nei primi anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale furono eseguite, pubblicate, registrate su disco e trasmesse radiofonicamente opere di letteratura musicale concentrazionaria; il mondo musicale non perse tempo a documentare la grandezza dell’ingegno umano e artistico in deportazione civile e militare.
In un microcosmo infernale gestito da persone “nate uomini e divenute bestie” – sono le parole che il procuratore generale Gideon Haussner usò nei riguardi di Adolf Eichmann durante l’arringa finale del processo del 1961 a Gerusalemme – i musicisti stendevano il Manifesto di una nuova civiltà; ciò che scrivevano non aveva più a che vedere soltanto con l’Arte ma era l’affermazione del Bello come valore assoluto.

(Nell’immagine Rudolf Karel)

Francesco Lotoro

(14 febbraio 2018)