…pacifismo

Emmanuel Macron ha annunciato in questi giorni il ritorno del servizio militare obbligatorio: “sarà un modo per socializzare e riscoprire i valori della Repubblica”. Anche la Svezia si prepara a reintrodurlo pare per rispondere alle minacce provenienti dalla Russia. Matteo Salvini, il quale ahimé probabilmente farà parte del prossimo esecutivo, ha minacciato la stessa proposta: “fa bene alla democrazia”. Dopo l’unità di Italia il servizio militare, insieme alla scolarizzazione, è stato uno dei fenomeni che più contribuirono alla omologazione e al consolidamento del popolo italiano, nonché all’uso della stessa lingua nazionale.
Strano che si torni a parlare di armi nucleari e di eserciti, in un mondo che trent’anni fa sembrava ormai votato al disarmo e al pacifismo.
Trovo curioso ricordare, come si legge nei romanzi di Singer e di altri autori, il timore provato dagli ebrei orientali per il servizio militare, circostanza che oltre a portarli a diserzioni o persino ad automutilazioni, era uno dei motivi per fuggire nel nuovo mondo. Non era certo dovuto a paura o a vigliaccheria, ma quanto soprattutto a presupposti etici e alle vessazioni degli altri commilitoni cristiani e delle autorità militari. Joseph Roth in un memorabile passo di “Ebrei erranti” racconta che “gli ebrei orientali potrebbero a ragione vantarsi di essere il popolo più antimilitarista del mondo” e continua: “non solo era stupido morire per un Kaiser o per uno Zar, ma oltretutto era anche peccato vivere lontano dalla Torah e contro i suoi comandamenti. Era vietato mangiare carne di maiale. Imbracciare le armi di sabato. Fare le esercitazioni. Alzare la mano contro uno sconosciuto, un innocente, per non parlare poi della spada. Gli ebrei orientali furono i più eroici pacifisti. Soffrirono per il pacifismo. Si storpiarono volontariamente. Nessuno ha ancora composto l’inno al valore di questi ebrei”. Naturalmente non sono mai mancati gli esempi opposti, ci sono stati molti soldati volontari e di grado elevato nella grande guerra, negli eserciti che combatterono i nazifascisti, nell’Armata Rossa, e in Israele l’esercito è sempre stato uno degli elementi più importanti dello stato, anche a causa del conflitto arabo-israeliano che ha da sempre coinvolto la sua esistenza. Per non parlare, anche se non si tratta di eserciti regolari, dell’ampia presenza ebraica nelle formazioni partigiane in Est Europa, in Italia e nei Balcani, e durante la Guerra Civile Spagnola.
Dal canto mio, riguardo a queste reintroduzioni in Europa della leva obbligatoria, non penso certo che questa possa contribuire a combattere “l’individualismo e a favorire la coesione sociale”, quanto piuttosto a rifocillare il culto della patria e dell’autorità, con tutte le derive possibili. Ritengo i mezzi siano ben altri e che non precludano l’utilizzo di un’arma. Fortunatamente ho appena compiuto 30 anni e non dovrebbe, di regola, attendermi la fuga in un’altra Goldene Medine.

Francesco Moises Bassano