“Salute e sensibilità religiose,
serve uno sguardo consapevole”
L’accoglienza delle differenti specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie è un elemento di estrema importanza e attualità. E in quanto tale, appare sempre più evidente, richiede massima competenza e consapevolezza.
Questo il tema del seminario “Salute e Interculturalità: il punto di vista delle religioni” che è stato organizzato nell’ambito del mese della formazione per i professionisti del sistema salute presso l’Azienda Ospedaliero—Universitaria Policlinico Umberto I di Roma. Realizzato sotto la responsabilità scientifica della professoressa Livia Ottolenghi, che è anche assessore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il seminario ha proposto agli addetti lavori una molteplicità di prospettive con il fine di “valorizzare e rispettare le diverse sensibilità, mettendo sempre al centro l’attenzione per la persona malata e le sue esigenze”.
Tra i relatori della mattina il rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano, che ha ricordato come il dovere di cura da parte del medico nei confronti del malato affondi le proprie radici nella Torah scritta. Nel suo intervento il rav ha inoltre illustrato alcuni principi fondamentali di bioetica ebraica e sottolineato come, sia in passato che oggi, la carriera medica sia abbracciata da numerosi rabbini.
Ad intervenire anche Giorgio Mortara, vicepresidente UCEI, che ha presentato il libro “Salute e identità religiose” nato all’interno del progetto ‘Insieme per prenderci cura’ con il coinvolgimento tra le altre dell’Associazione medica ebraica e la collaborazione del rabbinato milanese e di numerosi Maestri. “Insieme per prenderci per prenderci cura – rifletteva Mortara – non è uno slogan ma una visione nuova della cura e dell’assistenza, che tiene in considerazione l’individuo nella sua globalità, a partire dalla sua fede, dal suo vissuto, dalle sue convinzioni”.
(20 febbraio 2018)