JCiak – Foxtrot delle polemiche 

Non ce l’ha fatta a entrare nella shortlist per l’Oscar, ma Foxtrot di Shmuel Maoz continua fare notizia. A riportarlo d’attualità è, di nuovo, la ministra della Cultura israeliana Miri Regev, che già si era scagliata contro il film, a suo giudizio  calunnioso per l’esercito israeliano, all’indomani del Leone d’Argento. Regev, che aveva tirato un sospiro di sollievo per l’esclusione dagli Oscar, questa volta prende di mira il prestigioso Festival del cinema israeliano a Parigi, reo di presentare Foxtrot al pubblico nella serata inaugurale, il 13 marzo, alla presenza del regista.
Falliti alcuni discreti contatti con l’organizzazione tramite l’ambasciatore d’Israele a Parigi, la ministra ha annunciato che ritirerà ogni supporto al festival (un’analoga minaccia era stata rivolta in passato il Jerusalem Film Festival). La cosa non ha per ora avuto seguito ma l’ambasciatore Aliza Bin-Noun ha già fatto sapere che non sarà presente alla manifestazione, che peraltro nel passato aveva respinto ogni richiesta di boicottaggio ai danni d’Israele. Intanto, complici i social media, la polemica ha raggiunto toni così bollenti che persino Nechama Rivlin, la moglie del presidente, è scesa in campo dalla parte di Foxtrot.
“Se parliamo di film, voglio parlare di Foxtrot. L’ho visto e mi è piaciuto molto”, ha detto la signora Rivlin in una recente intervista a radio Kan 88, in risposta all’annuncio del boicottaggio da parte di Israele del festival parigino. Foxtrot, ha proseguito Rivlin, è un film “pieno di compassione”. “Quando vedi i soldati seduti nella loro postazione, pensi solo che vorresti che ognuno di loro fosse tuo figlio e vorresti abbracciarlo. Quanto all’orribile esplosione nel finale, Shmulik Maoz ha usato qualcosa di estremo e drammatico per esprimere la difficile situazione in cui viviamo”. “E’ inconcepibile – ha concluso – che qualcuno possa pensare che sia realmente successo”.
La valenza metaforica del film dev’essere però sfuggita a Miri Regev, che pochi giorni fa ha ribadito ad Haaretz che non “sosterrà un festival che mostra film che ci calunniano agli occhi del mondo e contengono falsità rispetto i soldati israeliani e i suoi cittadini”.
Foxtrot, che mette in scena il dolore di un padre dopo la morte del figlio soldato, in quella che Maoz ha definito “la danza di un uomo con il suo destino”, è invece piaciuto molto alla direttrice del festival parigino Hélène Schoumann che ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di cancellare la proiezione. “Certo, – ha detto – si tratta di una questione politica. Ma non credo sia una richiesta legittima”.
La sua fermezza è stata lodata da Shmuel Maoz. Hélène Schoumann, ha scritto in un post su Facebook, non “ha battuto ciglio malgrado l’ennesimo folle tentativo di minare la libertà creativa” e non ha ceduto ai compromessi, evitando così il grave danno economico che il boicottaggio avrebbe potuto causare al cinema israeliano.
Il festival di Parigi è da 18 anni un appuntamento centrale per filmaker, distributori, investitori, produttori e giornalisti. “La Francia – sottolinea Maoz – è il principale consumatore di cinema israeliano in Europa e insieme alla Germania è il più generoso coproduttore. Il ministro degli Esteri [israeliano] dà al festival un sostegno simbolico di 8 mila euro l’anno e in cambio Israele riceve alcuni milioni destinati ai nostri film”. Senza questo supporto, conclude il regista, “i nostri lavori non sarebbero in grado di decollare”.  
In attesa dei prossimi sviluppi, si segnala che la verve di Miri Regev in tema di cinematografia ha centrato per lo meno un obiettivo. Il discusso abito con la gonna istoriata dallo skyline di Gerusalemme con cui aveva sfilato al festival di Cannes lo scorso maggio avrebbe infatti trovato un primo acquirente.
Un anonimo ebreo residente all’estero avrebbe offerto 100 mila dollari per portarsi a casa il vestito, disegnato da Aviad Herman. La casa d’asta attende ora che qualcuno rilanci. Il ricavato, si legge sul sito, sarà destinato a “iniziative socio culturali per l’avanzamento, il rafforzamento e lo sviluppo di Gerusalemme quale eterna capitale di Israele e del popolo ebraico”. Un film ci starebbe proprio bene …

Daniela Gross

(22 febbraio 2018)