I Sette giorni a Entebbe che segnarono Israele
Un crudele atto di terrorismo e una straordinaria missione per salvare gli ostaggi. Il drammatico dirottamento del jet Air France, in volo da Tel Aviv a Parigi, sequestrato da quattro terroristi nell’estate del 1976 e costretto ad atterrare a Entebbe (Uganda) torna al cinema in 7 Days in Entebbe di Jose Padilha. Il regista, già Orso d’oro a Berlino con Gli squadroni della morte, ci riporta a quei giorni disperati quando i passeggeri ebrei e israeliani vennero separati dagli altri e minacciati di morte se il governo israeliano non avesse accolto le richieste dei terroristi. Interpretato da Rosamund Pike e Daniel Brühl nella parte dei terroristi tedeschi e dall’israeliano Lior Ashkemnazi nel ruolo di Yitzhak Rabin, 7 Days in Entebbe segue la vicenda fino alla liberazione, che arrivò una settimana dopo grazie a un commando israeliano guidato da Jonathan Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro, che perse la vita nell’operazione insieme ai terroristi e a tre ostaggi. Padilha prova a descrivere con accuratezza una crisi internazionale entrata nell’immaginario collettivo grazie ad altri film – due film televisivi girati a ridosso dell’evento, La lunga notte di Entebbe (1976) di Marvin J. Chomsky con Kirk Douglas e Burt Lancaster; I leoni della guerra (1977) di Irvin Keshner con Charles Bronson e soprattutto La notte dei falchi, noto anche come Entebbe – Operazione Thunderbolt (1977) di Menahem Golan con Yehoram Gaon, Klaus Kinsky e Gila Almagor. “E’ stato molto importante – spiega il regista – cercare di avere quanti più dettagli possibile. Per questo abbiamo parlato con molte persone che erano presenti all’epoca, inclusi cinque o sei soldati che presero parte al raid. Il criterio è stato quello di ascoltare i testimoni diretti, invece di chi riferiva fatti per sentito dire o opinioni. Credo dunque che siamo arrivati vicini alla verità”. Il risultato è un film che avvince come un thriller ma scavalca i confini del genere proiettandosi in una dimensione più ampia. 7 Days in Entebbe si apre infatti con la celebre sequenza della danza delle sedie tratta da Ehad Mi Yoedea (1990) del coreografo israeliano Ohad Naharin che mette in scena il ritorno degli ebrei in Israele, prima e dopo la seconda guerra mondiale. Mentrei i danzatori della Batsheva Dance Company si muovono, nelle palandrane nere dei Haredim, i titoli delineano il complesso contesto che portò ai drammatici giorni di Entebbe.
Pagine Ebraiche Marzo 2018