Un Purim di consapevolezza
È una straordinaria possibilità quella che ci offre la festa di Purim, secondo il rav Alberto Somekh: annichilire il Male scherzandoci sopra. La lingua ebraica, spiega il rav, d’altronde è ricca di spunti semantici e di analogie. La radice ch.f.s. in particolare ha tre significati differenti: “mascherarsi” (tachposset), “mettere allo scoperto, a nudo” (nella sua variante ch.s.f.) ed infine, più comunemente, “cercare”. L’idea di mascherarsi a Purim quindi non come divertimento fine a se stesso. Ma un modo di coprirsi in modo diverso dal solito per “mettere allo scoperto” qualcos’altro di noi.
La gioia della festa, il piacere della condivisione di valori e tradizioni che nei millenni hanno fatto la forza del popolo ebraico. Sorrisi, ma anche consapevolezza. Questo lo spirito con cui si è festeggiato ieri Purim nelle 21 Comunità italiane.
(Nell’immagine la lettura della Meghillà in sinagoga a Torino e un momento della festa a Livorno).
(2 marzo 2018)