…futuro
Ieri sera in un momento di quiete sono andato a cercare da qualche parte la «canzone del maggio» di Fabrizio de André, quella che nel ritornello fa: “Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”; mi son riletto le pagine di Primo Levi sulla «zona grigia», e una vecchia lettera agli amici di Giacomo Ulivi, un ragazzino morto a 19 anni, fucilato il 10 novembre 1944 sulla Piazza Grande a Modena, in cui scrive, tra l’altro: “Come vorremmo vivere, domani? Non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere”.
Il futuro non è già scritto. Ma se anche lo fosse, non è una scusa per non provare a crearne un altro.
David Bidussa, storico sociale delle idee
(4 marzo 2018)