Firenze, ecco piazza Carlo Levi
“Un luogo per dire no all’odio”
Un luogo di incontro e aggregazione, ma anche lo spazio ideale, nel cuore di Firenze, per dire con forza no al fascismo e a ogni forma di violenza e sopraffazione.
L’intitolazione di una piazza è un atto formale, ma se ad accompagnarlo sono ricordi e testimonianze ecco che le emozioni finiscono inevitabilmente per prendere il sopravvento. È andata così stamane in riva all’Arno, con la cerimonia di svelamento della targa che pone l’intellettuale e pittore torinese Carlo Levi (e insieme a lui Anna Maria Ichino, omaggiata con lo stesso onore) tra i massima custodi della Memoria fiorentina e della sua vocazione antifascista.
A pochi metri dal luogo in cui in clandestinità scrisse la sua più celebre opera, Cristo si è fermato a Eboli, quella targa chiude un percorso di riscoperta e impegno che ha visto al fianco amministrazione comunale e la massima espressione culturale di questa città, gli Uffizi.
“Un gesto simbolico per mantenere viva la memoria del ruolo di Levi e Ichino nella lotta antifascista, ma anche il valore evocativo di un luogo come piazza Pitti e della casa che in quella piazza fu rifugio di molti antifascisti” avevano annuncio in gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, il sindaco Dario Nardella e il direttore degli Uffizi Eike Schmidt. Un messaggio che oggi i diretti protagonisti hanno voluto confermare, insieme tra gli altri all’assessore comunale alla toponomastica Andrea Vannucci, al responsabile della Divisione Collezioni e servizi degli Uffizi Claudio Di Benedetto, al presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, al sindaco di Aliano Luigi De Lorenzo, a Stefano Levi Della Torre (nipote di Carlo Levi) e ad Alessandro Ichino (figlio di Anna Maria).
Ad arricchire l’allestimento di opere di Carlo Levi in esposizione presso la Galleria d’Arte Moderna delle Gallerie degli Uffizi due opere parzialmente inedite presentate nelle scorse ore. La prima, l’Autoritratto di profilo, datato 1973 e di proprietà del Parco Letterario Carlo Levi di Aliano, è un vero e proprio “Ritratto dell’Artista da vecchio“. La seconda opera, “Antonio, Peppino e il cane Barone” (collezione privata), risale al confino lucano da antifascista di Levi.
Era presente alla cerimonia anche il rabbino capo Amedeo Spagnoletto.
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(9 marzo 2018)