Firenze in piazza per Idy
e per dire no al razzismo

rassIn ricordo di Idy Diene e contro il razzismo. Le 10mila persone che ieri hanno sfilato a Firenze, lo hanno fatto per ricordare Idy, il venditore senegalese ucciso il 5 marzo scorso a colpi di pistola da Roberto Pirrone, tipografo in pensione, e per dire no a ogni forma di razzismo. “È stata una manifestazione pacifica e multicolore. – la ricostruzione del Corriere – Bandiere italiane e del Senegal hanno sventolato insieme ai vessilli della pace, dell’antifascismo, della concordia e della solidarietà. Cori in più lingue, che inneggiavano all’amore verso il prossimo e dicevano ‘no’ alla xenofobia, si sono unite in una babele indecifrabile che invece di allontanare ha unito. Si è marciato pregando, ognuno come meglio ha creduto, ma si sono anche urlati slogan contro la cultura razzista senza però la rabbia delle prime ore dopo il delitto”. “Ho parlato con la moglie e con i familiari di Idy – ha detto il sindaco di Firenze Nardella – e abbiamo deciso che anche a Firenze ci sarà una cerimonia funebre per lui. Gli sarà dedicata una giornata e proclameremo il lutto cittadino”.

L’ex stratega di Trump vuole salvare il Front National. “Vi chiamino pure razzisti e xenofobi: è un distintivo d’onore… vi chiamano così perché non sanno rispondere alle domande fondamentali che state ponendo”, a parlare dal palco del Congresso del Front National a Lille è Steve Bannon, ex stratega del Presidente Usa Donald Trump, un tempo alla guida del sito vicino all’alt-right americana Breitbart. Molti gli applausi riservarti a Bannon dalla platea della ultradestra francese: per il vicepresidente del Front National, l’ex consulente di Trump – considerato uno dei motivi della vittoria dell’attuale presidente Usa – “incarna il rigetto per l’establishment, di cui uno dei peggiori simboli è l’Unione europea, e ha compreso, come Trump e Salvini, la volontà dei popoli di riprendere in mano il proprio destino” (Repubblica). Proprio a Bannon, racconta il Fatto, Marine Le Pen ha chiesto consiglio per recuperare i consensi persi dopo la dura sconfitta con Macron, che ha portato a divisioni interne. Intanto il Quotidiano nazionale da voce a chi del Front National non fa più parte: il fondatore nonché noto antisemita Jean Marie Le Pen, padre di Marine.

La Memoria in Polonia. “Auschwitz alle guide polacche”: è la scritta apparsa venerdì notte sul muro della casa di Cracovia dove vive Diego Audero, italiano di 35 anni che accompagna i visitatori nel campo di sterminio nazista. “Una provocazione – riporta Repubblica – che segue di poco le affermazioni su Twitter di Barbara Nowak, responsabile dell’educazione della Malopolska secondo cui nel museo ‘serve personale polacco che protegga l’integrità della Polonia’. E se da tempo anche il direttore del Museo, Piotr Cywinski, è nel mirino degli ultranazionalisti che ne criticano l’operato, anche la scritta sembra iscriversi nel clima di tensione legato anche alla controversa legge sulla Shoah entrata in vigore il 1 marzo che prevede pene per chiunque affermi che la Polonia è responsabile o co-responsabile di crimini commessi dai nazisti”.

Gerusalemme, verso le elezioni del sindaco. A Ottobre si terranno le elezioni per eleggere il Primo cittadino della Capitale israeliana. E per la prima volta, come raccontato inizialmente dall’israeliano Haaretz e in Italia oggi da La Stampa, correrà anche un candidato palestinese, Ramadan Dabash. “Ritengo che per la popolazione sia giunto il momento di votare. Secondo alcuni questo sarebbe una forma di normalizzazione e ‘israelianizzazione’ di Gerusalemme, ma io dirò loro che questo deve essere il comune di tutti, il paese di tutti”, ha dichiarato Ramadan Dabash. Come spiega il quotidiano torinese, “nel 1967, all’indomani della Guerra dei Sei Giorni e di quella che per Israele fu la riunificazione della città e per i palestinesi l’inizio dell’occupazione, questi ultimi, che rappresentano circa il 37 per cento della popolazione totale di Gerusalemme, sancirono un boicottaggio politico sino ad oggi mai smentito”. Sempre La Stampa in una breve riporta poi degli scontri tra soldati israeliani e manifestanti palestinesi nei pressi di Nablus, in cui un 22enne palestinese ha perso la vita colpito al petto da un proiettile.

Roma e la via a Toaff. Prosegue l’iter dell’amministrazione capitolina per dedicare un via della città a rav Elio Toaff, scomparso il 19 aprile 2015. A darne notizia, Repubblica nel suo dorso romano.

Segnalibro. Su Domenicale del Sole 24 Ore, Giulio Busi racconta dell’intreccio tra umanesimo rinascimentale ed ebraico, recensendo il libro di Guido Bartolucci, Vera religio. Marsilio Ficino e la tradizione ebraica, Paideia, Torino. Sulle stesse pagine Busi, in un altro articolo, si sofferma a parlare del volume pubblicato da Heinrich Heine, nel 1851 dal significativo titolo Melodie ebraiche (oggi ripubblicato da Giuntina e curato da Liliana Gicoponi). L’Italia dei libri si prepara poi ad accogliere il carteggio tra il filosodo Martin Heidegger e il suo brillante allievo Karl Löwith: sul Corriere Donatella Di Cesare spiega, “Il carteggio non è solo uno spaccato storico. Mette in luce la personalità dei due filosofi, fa emergere un sodalizio mancato”.

Invasioni che non lo erano. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo analizza la diffusa retorica dell’invasione di migranti in Italia, usata durante l’ultima campagna elettorale. “L’invasione di altri popoli pronti ad occupare lo spazio e il ruolo dei bianchi, l’invasione (parola deliberatamente falsa) di tante discese in campo politiche, e predicata dalla paura, non è mai accaduta. – spiega Colombo – La presenza straniera in Italia, benché l’Italia soffra non di questi arrivi ma della l’ottusa volontà dei Paesi confinanti di tenere chiuse le loro frontiere in modo da impedire libertà di movimento agli immigrati (la maggioranza) che non cerca l’Italia per rifarsi una vita, è intorno all’8 per cento, meno degli italiani che si sono spostati a Londra”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked