…verità

Sono cadute le ideologie, ma sono venute meno anche le idee, e il risultato di queste votazioni lo dimostra. Non si è votato un progetto politico o economico. Si sono votate le battute televisive e qualche frammentario slogan ideologico: ‘immigrati sì, immigrati no’, ‘vi abbassiamo le tasse’, ‘Fornero sì, Fornero no’, ‘fuori dall’Europa’, ‘no all’euro’. Nessun progetto in base al quale fondare la politica di un paese, il che consentirà, ancor più del solito, di non doversi attenere ad alcuna linea coerente. Si è scelto di raccattare voti solleticando la pancia della massa. Il tutto reso possibile dal personalismo e dal disfacimento della sinistra.
Quel che è peggio, poi, è che sia caduto il concetto di verità.
Sì, è vero, sulle grandi Verità non c’è possibilità di verifica, ma per il confronto sulle piccole verità ci si era affidati almeno alla fiducia sulla parola. Se tu mi avessi detto che saresti venuto io ti avrei aspettato. Mi sarei fidato. Ora non è più così. Tutto ciò che si è detto, tutto ciò che è stato promesso, si sa, non vale, si trattava di promesse elettorali, e quelle, è ovvio, non si possono mantenere, perché le opposizioni le boicottano. Perché farle allora? Perché non fare campagna elettorale con impegni realizzabili? Perché promettere la luna se si sa che non la si può tirar giù con lo spago. Perché farlo credere ai semplici, agli sprovveduti, perché illudere la gente? Perché ingannarla?
La cosa più grave è che la gente ci abbia voluto credere. Spirito critico gettato alle ortiche. Le illusioni elevate a sistema. Ma la fame, dopo la disperazione, produce la speranza, e ora la verità non esiste più. D’ora in poi chiunque potrà dire qualsiasi cosa e noi ci crederemo, ci fideremo, sulla parola, salvo doverci ricredere alla prima svolta, quando, dietro l’angolo, ci sentiremo dire: “Ma io scherzavo, il mio era un comizio elettorale”.
Eppure su quelle vuote promesse, su quelle parole al vento, su quegli abbindolamenti e inganni, noi abbiamo fondato la nostra speranza, la nostra fiducia, e abbiamo impegnato il futuro nostro e quello dei nostri figli. È già successo che sulla base di promesse – ‘un milione di posti di lavoro’, ‘via le tasse’ – si siano buttati via vent’anni del nostro progresso possibile. E un bel ventennio era già andato distrutto con conseguenze ferali per noi ebrei. Quanti ventenni ancora regaleremo alla nostra indolente ingenuità?
Sono cadute le ideologie, e sono caduti gli ideali. Anche verità e affidabilità della parola erano ideali utili a un buon vivere civile. Ma sono cadute persino le idee e l’opposizione di forze basata sulle idee, e sono riemerse affermazioni e comportamenti di marca fascista, che non danno più scandalo. Per fortuna le forze estremiste presentatesi alle elezioni non hanno riscosso un gran successo. Sorge però il sospetto che molti elettori di estrema destra si siano sentiti appropriatamente rappresentati da Lega e Cinque Stelle. I salviniani si sono già visti all’opera. Ora sono i Cinque Stelle, sui quali sono convogliati voti di ogni colore, a riservare le maggiori sorprese. Potrebbero anche esplodere.
Quanto a noi ebrei, vedremo se chi si è affidato alla lega di Salvini, perché convinto della sua simpatia per Israele, avrà avuto ragione. Sarà terribile doversi ricredere a breve, quando quel partito dovesse mandare a effetto i sentimenti di antisemitismo e di razzismo che i suoi elettori hanno già ampiamente e spaventosamente espresso in pubblico e nei social network.
D’altro canto, leghisti e grillini hanno già dato ampia prova di antisemitismo riportando in auge slogan e battute sui banchieri ebrei, sulla finanza ebraica dominante, sulla massoneria ebraica, sui complotti del Mossad, e via dicendo. “The Jew is underneath the lot”, ‘L’ebreo sta sotto a tutto”, scriveva un grande poeta, e grande antisemita.
Forse non tornerà il fascismo dell’orbace, ma è certo che ne stanno ritornando certe espressioni verbali e certa ‘libertà di modi’ che non lasciano tranquilli. E la cosa non riguarda solo noi ebrei.
Qualcuno potrebbe auspicare che si riformassero al più presto una sinistra pulita, spersonalizzata e pragmatica, e una destra liberale, arricchita da un po’ di spirito sociale, e si confrontassero con l’onestà necessaria a risolvere i problemi del paese. Ma, al presente, la preoccupazione principale sembra essere quella di occupare la poltrona in parlamento. E l’aria che si respira in Europa, poi, non favorisce il sogno.
Intanto, è svanito il buon sapore delle piccole verità, ed è svanito per sempre il sentimento bello e rassicurante della fiducia nella parola dell’altro. Ed è un peccato, perché l’altro è destinato a governarti, e lo hai voluto tu.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia