Ticketless – Il caso meridionale
I risultati elettorali confermano la drammatica emergenza della questione meridionale, resa visibile dalla corsa ai moduli per avere subito il reddito di cittadinanza promesso dal Movimento Cinque Stelle. In età positivistica, al pari dell’irredentismo, della questione femminile e del riformismo religioso, meridione e antisemitismo erano ritenute urgenze da affrontare subito. Numeri monografici su questi drammi politici furono progettati dalla “Voce” di Prezzolini e da intellettuali molto, ma molto più vicini al reale dei nostri intellettuali di oggi, così lontani dalla vita vera dei cittadini da attardarsi in scollacciati confronti tra il corpo del Duce e i corpi di Berlusconi, di Renzi e della Boschi (provate, per credere, a cliccare qui).
Il problema tocca da vicino la trascurata storia di alcuni intellettuali ebrei, seriamente preoccupati e concreti, che i problemi del sud denunciarono per tempo (Sonnino, Franchetti, Jarach) in memorabili inchieste ministeriali o in studi e narrazioni altrettanto memorabili (Emilio Sereni, Carlo Levi). Pur con tutti i suoi difetti Cesare Lombroso non aveva esitato a lanciare un grido di allarme sui mali antichi dell’Italia meridionale e dell’odio antiebraico. Gli epigoni odierni del Duce ci chiedono di ricordare le cose buone fatte dal fascismo, ma non dicono mai che il Duce nulla riuscì a fare per curare quei mali antichi che si ripresenteranno tali e quali nell’Italia post 25 aprile con i governi democristiani e si ritrovano oggi nelle domande angosciose degli elettori del sud, soprattutto nelle scorciatoie che essi pensano di trovare in un movimento, il cui leader l’altra sera in televisione, naturalmente dalla spiaggia di Ventimiglia e non da una spiaggia di Sicilia, come un bimbo felice faceva castelli di sabbia per spiegare agli italiani che a milioni lo hanno votato quale dovrebbe essere il nostro futuro.
Alberto Cavaglion