JCiak – I diari di Oslo
Sembra impossibile. Ma c’è stato un tempo, meno di vent’anni fa, in cui il processo di pace in Medio Oriente sembrava a portata di mano. A portare sullo schermo quei giorni di speranza è ora The Oslo Diaries, diretto dagli israeliani Mor Loushy e Daniel Sivan che dopo aver strappato ottime recensioni al Sundance Festival dove ha debuttato, è stato da poco acquisito da HBO.
I due registi, che avevano già lavorato insieme qualche anno fa in Censored Voices, dedicato alla guerra del 1967, ricreano i negoziati del 1992 quando per rilanciare le relazioni fra israeliani e palestinesi, un gruppo di negoziatori israeliani e palestinesi s’incontra a Oslo, in segreto e contro la legge.
Il film mescola interviste e riprese d’epoca, brani di libri e diari scritti dopo gli eventi dai protagonisti principali e scene in cui i negoziatori israeliani e palestinesi sono interpretati da attori. E’ un mix che consente di guardare alle complesse vicende di quel periodo sotto diverse angolature, soprattutto nell’ultima intervista rilasciata da Shimon Peres poco prima della sua morte, nel 2016.
I momenti bui tornano alla memoria con tutti i loro spettri. Si vede la seduta della Knesset in cui Rabin finisce sotto attacco per i suoi sforzi di pace. Si vede Netanyahu che non fa nulla per impedire le urla “Morte a Rabin” dei dimostranti. E nel finale la scena di Uri Savir che saluta Abu Ala con un “A presto, amico mio”, tocca il cuore.
Girato a Kiev e in Israele, il film non ha mancato di sollevare qualche obiezione. Per Hollywood Reporter l’alternanza di storia e fiction, interviste e recitazione, footage degli anni Novanta e scene contemporanee rischia di lasciare disorientato lo spettatore. In ogni caso, è la conclusione, “il film ha più energia e verità di ciò che avrebbe potuto consentire un approccio più ‘puro’”.
Daniela Gross
(15 maggio 2018)