…coscienze
Di fronte alle macerie della periferia di Damasco e alle file di profughi in fuga o sentendo dell’assedio impietoso della città kurda di Afrin, si ha la netta impressione che i giorni della memoria, le riflessioni sui giusti, le manifestazioni che celebrano lontane pacificazioni siano solo dei vani esercizi di retorica. L’incapacità – quando non la mancanza di volontà – di attivare strategie politiche efficaci e quando serve interventi militari e assistenziali che mettano fine a disastri umani e morali irreparabili è un segno allarmante del degrado morale in cui ci stiamo inoltrando. È proprio la politica che dovrebbe prima di tutto dotarsi degli strumenti adatti a intervenire in casi del genere. Ma la straordinaria stabilità dei mercati anche di fronte a situazioni del genere è la dimostrazione più che tangibile che la vita e la morte di milioni di persone non costituiscono oggi una vera emergenza. Sono irrilevanti. Salvo poi mobilitare – a fatti avvenuti – le coscienze religiose che trovano sempre le parole giuste per ammonire e consolare. Eppure basterebbe poco: un personaggio pubblico che visitasse quei luoghi martoriati (qualcuno si ricorda Mitterand nella Sarajevo assediata?) per suscitare le coscienze e provocare reazioni sensate. Come quella dell’Imam di Firenze, che insieme al Vescovo e al Rabbino della città hanno portato insieme una parola di conforto alla famiglia di un signore somalo ucciso senza un perché in riva all’Arno.
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione Cdec