Come un bicchiere di vino

Anna SegreQualcuno mi definirà un’incosciente digitale. O forse un’ingenua digitale.
Non ho paura per la mia privacy perché sono convinta che i fatti miei non interessino a nessuno. Non mi dà fastidio che gli allievi cerchino informazioni su internet – anche se so bene che la probabilità di incappare in siti del tutto inattendibili è elevatissima – perché sospetto che in molti casi le fonti cartacee di cui dispongono siano altrettanto inattendibili, e per di più datate. Non mi scandalizza vedere persone sul treno o in metropolitana con gli occhi rivolti esclusivamente allo schermo dello smartphone, e a volte io stessa sono una di queste. Non mi cancello mai dai gruppi whatsapp in cui mi trovo inserita.
Date queste premesse si può facilmente intuire che nelle conversazioni e discussioni io mi ritrovo spesso nel ruolo di avvocato difensore di internet, social network, ecc. Eppure, personalmente, li uso pochissimo: niente Facebook né Twitter, e anche con whatsapp mi limito il più delle volte leggere i messaggi altrui; non rinuncio ai libri cartacei né alle lezioni frontali; rarissimamente faccio acquisti on line, praticamente solo biglietti aerei o ferroviari. Un paradosso? Non credo. Anzi, direi piuttosto che la mia difesa deriva proprio dall’uso moderato. Proprio perché so che internet non potrà mai sostituire l’insegnante e credo fermamente nella tradizionale lezione frontale cerco di renderla più interessante e coinvolgente integrandola di tanto in tanto con immagini e filmati. Proprio perché non trascorro la vita sui social network non capisco perché non dovrei approfittare di un viaggio in treno per scambiare mail o messaggi con amici che magari vivono a migliaia di chilometri da me. Proprio perché il mio consumo di alcolici è quasi nullo mi darebbe molto fastidio se qualcuno sollevasse obiezioni per i miei due bicchieri di vino settimanali al venerdì sera e al sabato a pranzo.
L’alcolismo è una piaga che esiste da millenni eppure la tradizione ebraica non ha vietato il vino, anzi, proprio con una benedizione sul vino iniziamo i pasti di Shabbat e delle feste; al seder di Pesach ci viene prescritto di berne addirittura quattro bicchieri. La demenza digitale, le fake news, l’odio in rete sono fenomeni molto più recenti dell’alcolismo e siamo meno attrezzati per affrontarli. Sarà il compito delle prossime generazioni trovare la giusta misura tra uso corretto e uso eccessivo, tra entusiasmo e preoccupazione.

Anna Segre