STORIA Tre uomini e un 25 aprile

25 aprileCarlo Greppi / 25 APRILE 1945 / Laterza

Colpi di scena, di mano e d’arma da fuoco: la Storia non è un romanzo ma come un romanzo la si può raccontare, soprattutto se l’intreccio tra i protagonisti avvince come avvince la libertà quando è sul punto di essere riconquistata. Se poi quei protagonisti si chiamano Valente, Maurizio e Italo, alias partigiani di Raffaele Cadorna, Ferruccio Parri e Luigi Longo, allora il cerchio si apre e chiude attorno a quel giorno di tensione (e mistero) che ci ha consegnato la fine del fascismo e dell’occupazione nazista. Si intitola 25 aprile 1945 il primo saggio di una serie di dieci che Laterza dedica ad altrettanti giorni decisivi per il nostro Paese, a partire da quello della Liberazione appunto, atto di fondazione di una nuova Italia ma anche coagulo di tutte le divisioni e diffidenze che hanno attraversato la complicata storia della nostra Resistenza. Uno scenario che Carlo Greppi, studioso non nuovo a operazioni del genere, ricostruisce senza arretrare di un millimetro dal metodo ma utilizzando una struttura nella quale la verità storica risulta quasi maieuticamente estratta dalla narrazione dei luoghi, dei fatti e delle connessioni. C’è anche della suspence, insomma, in questa storia militare, politica e personale che ruota attorno ai destini convergenti dei tre uomini sulle cui vicende poggia l’intero apparato del libro: Raffaele Cadorna, nome di battaglia Valenti, generale antifascista paracadutato al Nord da un Halifax alleato pochi mesi prima del 25 aprile, appena in tempo per assumere la guida militare dei partigiani; Ferruccio Parri, Maurizio per i compagni, leader azionista acciuffato dai repubblichini quattro mesi prima del fatidico giorno; Luigi Longo, alias Italo o comandante Gallo, capo comunista dalla gran penna e dall’altrettanto grande passione. Per dirci cosa e come è stato quel 25 aprile Greppi segue le peripezie dei tre con lo sguardo dello scrittore e il rigore dello storico, attraverso il continuo uso del flashback e della citazione documentale, intrecciandole vicende personali con le trame — segrete e non — della Storia. Attorno a loro, senza essere comprimari, i Sandro Pertini e gli Edgardo Sogno, il futuro primo presidente socialista e il partigiano fattosi campione dell’Italia reazionaria. E sempre sullo sfondo, fino al rush finale, l’ombra del cardinale Schuster nelle grandi sale dell’Arcivescovado di Milano, dove si svolgerà l’ultimo incontro tra i partigiani e un Mussolini avviato sulla strada della sua personale e politica disfatta. Nel racconto del giorno in cui per fascisti e invasori la sola scelta fu arrendersi o perire, insomma, c’è già tutta l’Italia del secondo Novecento, con i suoi slanci e i suoi infiniti conflitti, la schermaglia ideologica, la diffidenza culturale tra diversi, l’eterno scontro che di nuovo verrà tra tecnici e politici; ma c’è anche lo spirito pubblico e personale che quando il momento si fa supremo riconduce i diversi all’unità contro il male comune, uno spirito che parla allo stesso modo dell’uomo e della Storia. Questo somiglia un po’ meno all’Italia del Duemila, certo. Basta leggere i documenti citati nel libro, che si tratti di un discorso o di una semplice circolare del Cln, per toccare con mano il degrado del livello culturale della nostra vita pubblica. E forse, come nel finale Greppi sembra suggerirci, lottare contro questo degrado potrebbe essere oggi una nuova resistenza.

Marco Bracconi, Repubblica Robinson, 18 marzo 2018