Setirot – #endthehate
L’hashtag #endthehate può essere postato – e infatti viene postato – da ogni parte, da tutti contro tutti, eppure dovrebbe essere a difesa generale, appunto, dall’odio. Appare nei post che condannano l’antisemitismo, che combattono ogni razzismo ma anche il “buonismo”, che denunciano le fake news (ovviamente fake a seconda di chi le commenta). Diciamo, insomma, che #endthehate è in qualche modo universale, o se preferite virale. E proprio qui sta il punto: diventando banalmente universale perde di significato. Un po’ come accade con il paragone tra la Shoah e gli obbrobri che ci circondano finisce per togliere forza, profondità di ripulsa ed esecrazione sia allo sterminio del popolo ebraico sia, chessò, alle mostruose inaccettabili disumane stragi di siriani e curdi. La Shoah resta e deve restare la Shoah, nella sua unicità, e la strage di siriani e curdi deve o meglio dovrebbe suscitare un nuovo collettivo “mai più!”, un rinnovato obbligatorio “no all’indifferenza”.
C’è però un altro rischio: questa banalizzazione dell’hashtag #endthehate finisce con il far scordare che le parole di odio sono ormai anche dentro di noi, ed è terribilmente pericoloso oltre che inaccettabile. Vengo al punto. Non è la prima volta che da queste colonne mi domando perché i nostri Maestri – forse addirittura l’Assemblea Rabbinica – non si esprimano ufficialmente con un monito su quanto spesso accade nelle discussioni interne al mondo ebraico. Tra i molti, un paio di casi recenti mi hanno fortemente turbato e, perché no?, ripugnato. Il giorno della morte di Stephen Hawking, il notissimo 76enne astrofisico inglese, l’ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth rav Jonathan Sacks scrive che “la sua vita è stata una vera ispirazione”, ricorda con ammirazione la battaglia contro la malattia, dimostrazione viva della capacità di una mente fervida di superare gli ostacoli posti da una condizione fisica fortemente compromessa. Aggiunge poi che “tra i suoi meriti c’è quello di avere rivoluzionato la nostra comprensione dell’universo, dimostrandoci che il più grande potere umano è quello delle idee (…) e senz’altro merita la benedizione dei rabbini coniata di fronte a un grande studioso non ebreo, in cui si ringrazia il Signore per aver dato la sua saggezza alla carne e al sangue umano”. D’altronde è noto che Hawking è stato un sostenitore del BDS, il movimento di boicottaggio anti-israeliano sovente sconfinante nell’antisemitismo tout court. Mi chiedo: questa militanza BDS autorizza a dare del “bastardo” a Hawking, un essere umano morto da poche ore? Ancora: è accettabile che allorché si riparla, non molti giorni fa, del “lodo Moro”, ovvero del patto segreto che sarebbe stato stipulato nella prima metà degli anni Settanta tra la nostra intelligence e i terroristi palestinesi per evitare attentati in Italia, qualcuno si vanti di avere brindato al ritrovamento del cadavere del politico democristiano?
Pesach kasher vesameach a tutti.
Stefano Jesurum, giornalista