…1968
Non ho mai avuto simpatia per le celebrazioni dei decennali del 1968. La mia generazione ha vissuto all’ombra di questo mito, restando vittima dell’autocelebrazione imperante degli allora giovani leader della rivolta che hanno vissuto rapidamente un’involuzione autocompiacente, che ha pesato molto sulla cultura e la politica italiana. Loro ci avevano visto lungo, loro rappresentavano la vera novità, loro meritavano di occupare le posizioni di leadership (redazioni di giornali, cattedre universitarie, segreterie di partito) che spettavano di diritto a chi aveva dimostrato nei fatti di aver saputo interpretare il cambiamento. Un cambiamento interpretato come perenne, che non ha permesso alle nuove generazioni di alzare la testa: i giovani erano loro, e basta. L’intervista a Guido Viale sulla Stampa di ieri rappresenta in questo contesto una assoluta novità. Sincera nelle considerazioni impietose sugli errori compiuti nel turbinio sessantottino, lucida nell’analisi delle dinamiche sociali e politiche che vennero allora travolte. Ma soprattutto intelligente nel descrivere l’emergenza di oggi. Che non è – come giustamente dice Viale – il rialzare la testa del fascismo (che è una presenza immanente nel panorama politico italiano), ma è l’emergere del razzismo e dell’odio contro l’immigrato. L’antirazzismo è una priorità politica, ci fa notare l’ex leader di Lotta Continua, stabilendo una connessione sostanziale fra la società autoritaria e conservatrice (anche in termini di cultura della famiglia, di libertà di genere) e la libertà politica. Il razzismo, che contiene in sé l’antisemitismo, è una frontiera invalicabile. Un fenomeno che va studiato e monitorato (come fa da decenni la Fondazione CDEC), e che va combattuto mettendo in essere interventi a largo spettro, che vanno dall’educazione civica e civile alla difesa dei diritti minimi umanitari, fino all’elaborazione di apparati legislativi che tutelino la società stessa dalla degenerazione in forme di violenza e intolleranza che non sono accettabili.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC
(23 marzo 2018)