…etica

Quando vado in Israele, spesso chiedo ad amici e parenti dediti a studi di Torah, di consigliarmi qualche rabbino da andare ad ascoltare. Qualcuno che offra delle interpretazioni originali, che sia in grado di calare la Torah nella nostra contemporaneità, magari mostrando l’influenza che ha esercitato su grandi intellettuali del mondo moderno, senza che questi ne fossero minimamente consapevoli. Un po’ come leggere Freud attraverso il Talmud, oppure Marx con le lenti dell’apocalittica ebraica. La risposta, tranne qualche eccezione di stampo minore, è sempre la stessa: questi approcci li trovi più facilmente fuori da Israele perché qui i rabbini (si parla di quelli con ruoli politici) sono un po’ come dei chierici, esattamente come in Italia lo sono gli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche. Le oscene parole del rabbino capo sefardita Yithzak Yosef, non nuovo a questi tipi di uscite, che, a quanto riportato dalla stampa israeliana, ha apostrofato uomini e donne di colore come “scimmie” (purtroppo non sono riuscito ad individuare il termine ebraico che pare più specifico) confermano tragicamente quanto mi viene spesso detto. Parole che offendono anzitutto l’etica ebraica, che fortunatamente non è rappresentata solo da queste figure con mentalità medievale. Consolano, infatti, le reazioni veementi di associazioni impegnate nella lotta contro l’antisemitismo ed il razzismo, che fanno pensare quanto, spesso, l’ebraismo più autentico con i suoi sogni di libertà, uguaglianza e rispetto dell’altro, sia incarnato dal mondo laico. La speranza è che il rabbinato difenda se stesso, facendo sentire la propria voce contro simili derive.
P. S.: la settimana scorsa per una correzione impropria del correttore automatico è stata cambiata la parola “Democratura” con “Democratica”, rendendo assai ambiguo l’intero significato del mio pezzo. Riporto di seguito la conclusione corretta, scusandomi della svista: “Oggi devo ammettere che Viktor Orban non diceva stupidate quando affermava apertis verbis che il modello della democrazia liberale era al capolinea e che il mondo si stava orientando verso quel particolare neologismo che prende il nome di Democratura e di cui Vladimir Putin è il miglior interprete planetario.”.

Davide Assael, ricercatore

(28 marzo 2018)