Parigi, le reazioni in Italia
“Lotta all’odio, rafforziamola”
Una ferma condanna per quanto accaduto a Parigi arriva anche dall’ambasciatore Sandro De Bernardin, capo della delegazione italiana all’International Holocaust Remembrance Alliance, l’organismo intergovernativo impegnato nella tutela e promozione della Memoria della Shoah di cui da qualche giorno il nostro paese ha preso le redini.
Afferma l’ambasciatore, che appena poche ore fa alla Farnesina ha illustrato le linee guida dell’impegno italiano per il 2018: “Sono profondamente sconto e inorridito per le ultime notizie da Parigi sull’uccisione di Mireille Knoll. Stando agli inquirenti francesi, è stata uccisa perché ebrea. Ancora una volta, a quasi 80 anni dalla Shoah, un essere umano è stato ucciso non per quello che ha fatto, ma per quello che era.
Questi eventi sconvolgenti mostrano quanto veleno antisemita ancora contamini le nostre società e conferma la necessità che i membri degli Stati che aderiscono all’IHRA combattano questa piaga e finiscano agli educatori e alle istituzioni i migliori strumenti – come la definizione di antisemitismo formulata appunto dall’IHRA – per contrastarla”.
I fatti di Parigi sono così condannati dal presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia: “L’atroce assassinio di Mireille Knoll è l’ultimo dei gesti di odio razziale e antisemiti che, sempre più numerosi, si stanno moltiplicando in moltissime città di tanti Paesi europei. È un assassinio odioso perché colpisce una persona molto anziana e sola e il pensiero che questa donna sia scampata ai rastrellamenti del Velodrome d’Hiver e abbia trovato una morte così feroce nel cuore dell’Europa, a Parigi, lascia davvero sgomenti e addolorati”.
Aggiunge Venezia: “Questi fatti, oltre al profondo dolore che suscitano in tutti noi, ci aiutano a comprendere che il mostro razzista è sempre lì, pronto a colpire magari con modalità diverse ma con le motivazioni di sempre. La nostra opera che quotidianamente svolgiamo da questi fatti avrà un’ulteriore impulso e moltiplicheremo le nostre energie per parlare con tutti, in particolare con i giovani avendo come obiettivo irrinunciabile di vivere in una società dove le diversità siano ricchezza e non discriminazione. Perché dalla morte nasca sempre la vita, una vita migliore. Lo dobbiamo a chi, ancora oggi, è vittima della follia razzista”.
Afferma Ester Silvana Israel, presidente Adei Wizo: “È inaccettabile che in Europa ed in una società democratica quale quella francese si possa essere nuovamente barbaramente uccisi per la propria identità e per di più nella propria casa.
Un fallimento dei valori più nobili di democrazia, libertà, rispetto dei diritti umani e sacralità della vita”.
Numerose, in tutta l’Italia ebraica, le iniziative che sono state organizzate e si stanno organizzando in solidarietà agli ebrei francesi. “Il silenzio delle istituzioni, tranne rarissime eccezioni, non può non preoccuparci. Non solo noi dobbiamo essere turbati da questa vile, inumana escalation, che è un attacco alla nostra umanità” ha affermato il rabbino capo di Torino rav Ariel Di Porto in un suo intervento in sinagoga.
Una indifferenza che inquieta
C’è voluto del tempo, ma sì, è antisemitismo. C’è voluto coraggio (!?), ma si è riusciti a dirlo. Avremmo voluto non sentirlo, non per Mireille. Dove non sono arrivati i nazisti, può arrivare il vicino di casa. Un antisemitismo differente, ma con elementi ereditati dai nostri peggiori incubi, antisemitismo islamico della peggiore fattura. Questa volta non c’entra Israele. Ieri, vedendo che la notizia,che circolava già da un po’ nei social network, ma faticava ad uscire sui maggiori organi di stampa, mi chiedevo cosa stesse avvenendo. C’era qualcosa che non sapevamo? La notizia poteva turbare la sensibilità di qualcuno? C’erano notizie più importanti? Dobbiamo prendere atto di un fatto: la morte di un ebreo, ucciso barbaramente proprio perché ebreo, solo perché ebreo, non fa più notizia. E questa è la notizia che dovrebbe preoccupare maggiormente tutti noi. Negli ultimi anni in Francia si sono registrati molti casi, ma l’ultimo, per via delle modalità spaventose nelle quali si è consumato ha colpito la sensibilità di molti correligionari. Mireille Knoll, scampata alla Shoah, ripetutamente accoltellata e bruciata solo perché ebrea. Tradita allora, tanti anni fa, e tradita nuovamente oggi. In un post struggente la nipote scriveva di essere addolorata, perché non le era rimasta neppure una foto dei nonni, dal momento che la casa di Mireille era stata bruciata. Prima di Mireille era stata la volta di Sarah Halimi, buttata dalla finestra da un suo vicino, sempre perché ebrea. In quel caso, sebbene fosse chiaro sin dall’inizio, ci sono voluti mesi per scoprire che il movente era tristemente lo stesso. Prima di lei, svariati altri, donne, uomini, bambini, rei di essere ebrei oggi in Europa. L’antisemitismo in Francia è in continua, vertiginosa crescita. Pestaggi, sfregi, attacchi con l’acido, profanazione di tombe. Negli ultimi anni decine di migliaia di ebrei francesi si sono trasferiti in Israele, ma l’impressione, francamente, è che non vi sia un interesse particolare nel salvaguardare gli ebrei. Questo atteggiamento è molto miope, perché nella storia gli ebrei sono sempre stati solo l’inizio. Quanto avviene ripetutamente e impunemente qui nel nostro glorioso ateneo a Torino è espressione di un altro tipo di antisemitismo, più strisciante e difficile da individuare, ma il clima che si respira, anche nella nostra città è sempre più insopportabile. Senza voler parlare di quanto succede nei parlamenti in Polonia e in Islanda. Si potrà sempre dire che siamo paranoici, ma tanti, diversificati indizi rischiano di divenire una prova schiacciante. Dobbiamo fare molta attenzione a quanto accade. Quanto abbiamo detto succede in Europa oggi, nell’Europa che consideriamo più all’avanguardia nella salvaguardia dei diritti umani, un’Europa che si è dimostrata incapace, o ancora peggio ha mostrato di non avere la volontà, di salvare la vita dei suoi cittadini. Un’Europa senza ebrei non è una vittoria, è una sconfitta indicibile, perché è la negazione di quelli che ci propinano come i valori su cui l’Europa stessa è costruita. Ciò che inorridisce è la totale indifferenza che accompagna queste notizie. La reazione deve essere invece forte e ferma al contempo. Non vendetta, ma la ferma e incrollabile pretesa che le punizioni ci siano e che siano esemplari. Il silenzio delle istituzioni, tranne rarissime eccezioni, non può non preoccuparci. Non solo noi dobbiamo essere turbati da questa vile, inumana escalation, che è un attacco alla nostra umanità.
Domani sera a Parigi vi sarà una marcia e una commemorazione per Mireille. La speranza è che la sua morte non sia stata vana, che abbia avuto la forza di scuotere quante più coscienze in questa Europa, che sembra subire stancamente tutto quello che le avviene. Il suo ricordo sia di benedizione.
Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino
(28 marzo 2018)