Oltremare – Compere
Prima di Pesach i supermercati israeliani sono luoghi in cui entrare solo dopo una bella sessione nel giardino zen in miniatura, avendo annullato ogni forma di stress ambientale e umano, per due motivi. Il primo è strettamente antropologico: gli israeliani si preparano a Pesach molto meglio che alla bomba atomica, e accumulano alimenti fino alla fine dei tempi, riempiendo i supermercati in massa, svuotando scaffali e inseguendo i dipendenti dei supermercati con liste della spesa lunghe come il rotolo di Ester e con carrelli con le ruote che cigolano dal dolore. Il secondo è più legato al lato religioso della festa, e obbliga tutti quelli che “ci tengono” a leggere ogni etichetta di ogni prodotto per cercare la magica scritta “kasher per Pesach”, che può comparire in su un prodotto e su quello accanto identico nello stesso scaffale mancare. Come in molte altre occasioni, avere un cellulare in mano è utile per usarlo in modalità foto per ingrandire le scritte lillipuziane.
Dopo che si è finalmente messa una riga sopra all’ultima delle cose fondamentali senza le quali non si può pensare di sopravvivere per sette giorni, e si è superata anche la sera del Seder, può succedere però di dover ritornare di nuovo a comperare qualcosa. E allora lo stesso supermercato appare in tutta un’altra veste. Corsie intere sono coperte su tutti e due i lati di plastica bianca, sigillate con nastro adesivo e inaccessibili, perché contengono cibi non consentiti durante Pesach (o semplicemente non passati attraverso il controllo del rabbinato). Vuoto quasi perfetto di clienti. Una cassa o due aperte e cassieri gentili e rilassati. Una specie di supermercato fantasma, una realtà parallela e pacifica che durerà pochi giorni prima di tornare ad essere una autostrada di compere coatte in vista di Yom HaAtzmaut, sacro giorno del barbecue nazionale.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(2 aprile 2018)