Siria, la nuova strage di Assad
Nelle prime ore di lunedì è stata bombardata una base aerea dell’esercito siriano nella provincia di Homs. Ad affermarlo, la televisione di stato siriana, sostenendo che dietro l’attacco “molto probabilmente” ci sono gli Stati Uniti ma l’esercito statunitense ha negato. Da parte della Casa Bianca è comunque attesa una reazione dopo quanto accaduto negli scorsi giorni e di cui parlano approfonditamente i quotidiani di oggi: l’attacco con il gas deciso dal regime di Assad contro Ghouta, con la morte di decine di persone, tra cui molti bambini. “I tentativi di soccorrerle sono stati inutili. – racconta La Stampa – I Caschi bianchi, volontari vicini ai ribelli, si sono trovati di fronte a ‘scene strazianti’ e hanno diffuso fotografie di bambini con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca, immagini che hanno suscitato un’ondata di indignazione in tutto l’Occidente. Trump ha definito Assad ‘un animale’ e lasciato intendere che un altro raid contro il regime è nell’aria”. “Uno dei nostri volontari – la drammatica testimonianza dei caschi bianchi al Corriere della Sera – ha trovato un’intera famiglia morta in una cantina. Il padre era ancora abbracciato alla figlia. Prima di morire avevano vomitato tutti sangue, non c’è dubbio che si tratti di un attacco chimico”. Franco Venturini sul Corriere si dice stupito del ruolo russo e auspica un coinvolgimento americano. “La Siria diventa sempre di più un trampolino, – scrive Venturini – una base di partenza per l’allargamento e l’aggravamento del disordine mediorientale, in Libano, in Iran, ai confini di Israele”.
Ungheria, il trionfo di Orban. Il primo ministro uscente dell’Ungheria, Viktor Orban, ha stravinto le elezioni di domenica ottenendo il suo terzo mandato alla guida del paese. Il suo partito conservatore e populista Fidesz ha ottenuto il 49,5 per cento dei voti, staccando di oltre il doppio il secondo partito, ovvero l’ultradestra dello Jobbik. “La difesa dell’Occidente e della Cristianità contro una paventata islamizzazione del continente – scrive il Messaggero – hanno fatto di Orban un modello fra i paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) e un veicolo di simpatie a Mosca e a Washington. La sua politica anti-stranieri era già cominciata nel 2014 con i profughi dal Kosovo e ha avuto il suo momento di gloria nel 2015 con l’ondata record di rifugiati da Siria e Iraq transitati per l’Ungheria e accolti poi in Germania. Altro bersaglio prediletto, con toni antisemiti, il miliardario ebreo americano di origine ungherese, George Soros”.
Ungheria, la maschera pericolosa dello Jobbik. Il secondo partito d’Ungheria è quello nato ispirandosi alle croci uncinate (partito filonazista e antisemita ungherese che collaborò con Hitler) e che nel corso degli anni ha invocato la pulizia etnica da ebrei e rom. Ora, racconta il Corriere, il partito ha virato su una campagna contro la corruzione, moderando la sua retorica antisemita. “ll personaggio-simbolo di questa evoluzione è stato Marton Gyongyosi, già portavoce del partito in Parlamento.- racconta il quotidiano – Nel 2013, a un corteo, diceva che l’Ungheria era ‘stata soggiogata dal sionismo’, mentre pochi mesi prima suggeriva che gli ebrei del governo venissero schedati come ‘potenziale rischio per la sicurezza nazionale’. Nei giorni scorsi, in un’intervista a Times of Israel, ha dichiarato che ‘Israele ha diritto a uno Stato, ed è molto buono e importante che gli sia stato assegnato’”.
La svastica tra i palestinesi. Repubblica pubblica l’immagine circolata molto sul web in cui si vede una svastica sventolare tra le bandiere palestinesi nella Striscia di Gaza, nel corso della manifestazione di protesta istigata dal movimento terroristico di Hamas. “Io rendo omaggio ai soldati di Israele che ci proteggono tutto il tempo anche da parte di quanti pretendono di agire nel nome dei diritti umani mentre ostentano un vessillo nazista. Ecco la nuda verità: essi parlano di diritti umani, ma in pratica vogliono schiacciare lo Stato ebraico”, la risposta del Primo ministro Netanyahu riportata dal quotidiano. Intanto polemiche sulle parole di Fatou Bensouda, procuratore della Corte de L’Aja, il tribunale per i crimini internazionali, secondo cui al confine tra Gaza e Israele potrebbero essere stati commessi da entrambe le parti “crimini in base allo Statuto di Roma” (Gazzetta).
La Germania contro l’antisemitismo. Sarà Felix Klein il primo commissario contro l’antisemitismo. Il governo Merkel lo ha scelto su indicazione del Consiglio centrale degli ebrei e di altre associazioni. La nomina è stata accelerata dopo gli episodi di antisemitismo registrati in alcune scuole berlinesi. A riportarlo in una breve, Repubblica.
Segnalibro. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo recensisce l’ultimo libro di Lia Levi Questa sera è già domani, edizioni e/o: “molto di più di un percorso di memoria – scrive Colombo – è il nodo di due sentimenti fortissimi, amore e tradimento, che spadroneggiano come in un romanzo di sentimenti fra pagine dove ti aspetti soprattutto fascisti, poliziotti, delatori, burocrati conformisti, personaggi vili di un mondo in cui sono entrate in vigore all’improvviso le ‘leggi razziali’”. Sul Corriere invece Paolo Mieli parla del nuovo libro, 25 luglio 1943 (Edizioni Laterza), dello storico Emilio Gentile, che ricostruisce la famosa riunione del Gran Consiglio del fascismo. A differenza di quanto si è sempre sostenuto, spiega lo storico, tra i suoi obiettivi “non c’era la destituzione di Mussolini, né tanto meno il suo arresto e neppure la fine del regime”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked