A Torre Alfina
I giorni 13 e 14 aprile 2018 si terrà presso il Castello Cahen di Torre Alfina, frazione di Acquapendente, un convegno internazionale su “I Cahen d’Anvers a Torre Alfina- I giardini del Castello e il bosco del Sasseto, l’eccellenza italiana di Henri e Achille Duchêne”, col patrocinio, fra altri, dell’Association Duchêne di Parigi. Il primo intervento, di Paolo Pellegrini, riguarderà la “Formazione, ruolo e simboli della nobiltà ebraica in Italia”, il seguente, a cura di Alessio Mancini, autore de “I Cahen. Storia di una famiglia”, Intermedia, Orvieto, 2011, avrà ad oggetto “Eduardo Cahen d’Anvers, Marchese di Torre Alfina”. Il primo relatore, Paolo Pellegrini, è autore fra altro di uno studio sulla famiglia Treves de’ Bonfili, apparso in Bice Migliau (a cura di), I paradigmi della mobilità e delle relazioni. Gli ebrei in Italia. In ricordo di Michele Luzzati, Firenze, La Giuntina, 2017 nonché di un altro lavoro dal titolo “Uscire dal ghetto, ritornare nel ghetto. Le resistenze alle nobilitazioni di ebrei in Italia dopo l’emancipazione” edito in “Rivista di storia del cristianesimo”, 14/1 (2017). Gli studi di Pellegrini che abbiamo avuto occasione di leggere presentano un duplice interesse, storico da un canto e sociologico dall’altro, perché l’ansia di diventare nobili getta luce sia su epoche pregresse sia sull’attualità, dove vi sono modi diversi, ma ontologicamente eguali a quelli del passato, di aggiungere lustro alla propria casata, onde trasmettere ai discendenti più di quanto sia stato ricevuto. Un argomento che è universale e non solo ebraico, e che proprio per questo sarebbe piaciuto a Molière ed a Goldoni.
Dopodiché, il convegno prevede altri quattordici interventi, per lo più riguardanti i temi afferenti al paesaggio, nonché una visita guidata al bosco, suggestivo e forse unico nella sua conformazione. Quanto all’ente parigino prima citato, esso si presenta come“Association des amateurs et des propriétaires de jardins, maisons et châteaux dessinés, construits ou restaurés par les architectes-paysagistes Henri (1841-1902) et Achille Duchêne (1866-1947” e dà la sua impronta al resto del convegno, che privilegia il versante naturalistico.
Il Castello Cahen di Torre Alfina, il cui precedente proprietario è stato Luciano Gaucci, fu comperato nel 1880 da Edoardo Cahen (il quale aveva partecipato alla costruzione del quartiere romano di Prati) da Guido Bourbon del Monte, e ristrutturato nella sua attuale forma neogotica, rivestendola con la pietra grigia di Bagnoregio. Il figlio di Edoardo Cahen, Teofilo Rodolfo, completò i lavori, commissionando la decorazione pittorica all’artista romano Pietro Ridolfi (1906) e i raffinati pannelli delle porte all’ebanista senese Tito Corsini (1915). Rodolfo tornò a soggiornarvi fino alla promulgazione delle leggi razziali, quando fu costretto ad abbandonare definitivamente l’Italia; morì nel 1955 lasciando un figlio adottivo, che vendette il Castello nel 1959; ne seguirono diversi passaggi di proprietà, fino ai giorni nostri. Possiamo soggiungere che in un articolo (Fabrizio Slavazzi, Nuove ricerche su alcune collezioni romane di antichità. Altoviti, Giustiniani, Cahen, in Novissima studia. Dieci anni di antichistica milanese, a cura di P. Bologna, M. Ornaghi (Quaderni di Acme, 129), Milano, Cisalpino, 2012, pp. 101-114) si legge a p. 101, nota (1) in riferimento ad un opuscolo acquistato dall’autore, Ordinario a Milano di archeologia classica, su una bancarella: ”
Il catalogo reca sulla copertina il titolo Catalogo delle collezioni d’arte – Roma 27 febbraio – 10 marzo 1969, mentre il frontespizio reca: «A.V.I. Aste – Vendite Internazionali, Vendita all’asta nel salone dell’Albergo Cavalieri Hilton, della pinacoteca, degli antichi marmi e sculture, e dello intero arredamento del favoloso castello di Torre Alfina, nobile retaggio della potente famiglia dei Monaldeschi, che lo difese dai Filippeschi, conservandolo per molti secoli. Nel 1881 passò ai Bourbon del Monte, che l’anno successivo lo vendettero al marchese Edoardo Cahen. Saranno inoltre esposte altre collezioni. La stampa è opera delle Arti Grafiche Jasillo, Roma».
Emanuele Calò, giurista
(10 aprile 2018)