Setirot – Indignazioni
Giustamente, ci indigniamo perché i moltissimi soldi donati ai palestinesi dalle istituzioni internazionali vengono spesi, soprattutto dalla dittatura che “governa” Gaza, in armi e tunnel anziché in cultura e infrastrutture. Denunciamo che quelle leadership preferiscono lasciare il proprio popolo inchiodato al ruolo di profughi piuttosto che costruirsi un futuro. Poi capita che uno (io) posti sulla propria pagina Facebook l’annuncio di un incontro a Firenze, la sera del 21 aprile, intitolato “I progressi delle neuroscienze in Palestina – La sfida della Palestinian Neuroscience Initiative” al quale parteciperanno due ricercatori che studiano e lavorano negli Stati Uniti e che insieme hanno fondato e guidano, appunto, la Palestinian Neuroscience Initiative.
Non sia mai! Commenti che nel migliore dei casi sono vigorose e offensive prese per i fondelli dell’evento in sé e del postatore, nonché di chi esprime sulla notizia giudizi favorevoli. Per passare ovviamente subito ai tipici e ormai ritriti insulti pesantissimi dei leoni da tastiera, arrivati a definirci «odiatori seriali di Israele» (questo in seguito “coraggiosamente” cancellato, forse per timore di un ricorso alla Procura o a un Beth Din). Insomma, spargimento di odio a piene mani. Ma che cosa c’entrava/c’entra Israele e il conflitto? Per costoro il semplice annuncio dell’incontro giustifica la domanda: «Mi spiegate perché odiate Israele?». I più pacati si arrampicano sugli specchi scrivendo che «i due scienziati sono palestinesi ma lavorano e studiano negli USA, quindi i progressi non sono in Palestina ma negli USA. Vogliono aprire un istituto di ricerche in Palestina, ottimo dove ora si organizzano marce di sfondamento della frontiera, si lanciano missili contro le città israeliane, dove i bambini vengono cresciuti a usare armi, aprite un centro ricerche è meraviglioso». A parte il fatto che la Palestinian Neuroscience Initiative esiste dal 2009, perché collegarla a Gaza e Hamas?
Arriva anche, come sempre educato e azzimato, il presidente di un’associazione amica di Israele che pacatamente sostiene che «in apparenza, questo convegno ha una motivazione del tutto rispettabile, anzi encomiabile. Temo solo che, come in molti altri casi simili, “ci sia sotto qualcosa”; che l’iniziativa si presenti in modo irreprensibile e poi nasconda un fine strumentale e odioso contro Israele. Non sarebbe certo la prima volta che la propaganda degli Odiatori usa mezzi di questo genere…». Evidentemente non basta che la serata fiorentina si tenga al Centro comunitario valdese – comunità da sempre vicina all’ebraismo italiano – e neppure che la moderatrice sia Sara Cividalli, ex presidente della Comunità ebraica fiorentina e ora consigliera UCEI.
Trovo tutto ciò ormai decisamente inaccettabile, e tristemente aggiungo vergognoso.
Siamo o no convinti che una emancipazione della popolazione palestinese, soprattutto a Gaza dove vige una mortifera dittatura salafita islamofascista, ma anche nella corrotta ANP, aiuterebbe un mutamento dei comportamenti e delle scelte ideologiche? E noi, per una volta che abbiamo modo di constatare che qualche piccolo “miracolo” accade, reagiamo così?
Not in my name. Il problema è che le distanze e le “incomprensioni” aumentano in maniera esponenziale nel silenzio del nostro establishment. Brutta storia.
Per chiudere, mi domando come mai i “combattenti” dal calduccio delle proprie case non riversino i loro malsani strali su chi della Palestinian Neuroscience Initiative è partner: ovvero Harvard, la Sissa, l’École polytechnique fédérale de Lausanne, Oxford e altre Università.
Stefano Jesurum, giornalista