Shir shishi -“Eccomi pronto e disponibile”
“Dall’indomani del sabato, dal giorno che avrete portato l’offerta agitata del fascio di spighe, conterete sette settimane intere.”
Levitico 23, 15
Termina una festa e alla sera dell’ultimo giorno si dà subito il via al primo gesto simbolico e forte con cui ci si prepara alla festività successiva. Termina Yom Kippur, il Giorno del Digiuno, ed ecco che si pianta la prima asta della capanna in vista di Sukkot, celebrata come Pesach e Shavuot (la festa delle settimane), in memoria dell’uscita dall’Egitto.
Nel kibbutz Degania Bet, tutti gli anni, all’indomani della cena del Seder, i membri del kibbutz si recano, grandi e piccini, a un campo di grano color verde intenso per celebrare la primavera, la mietitura e la conquista dolorosa e faticosa della terra. I campi un tempo paludosi, dal 1920 (anno di nascita dell’insediamento agricolo), si estendono fertili sul lato meridionale del mar di Galilea. In quei giorni lontani il piccolo gruppo di pionieri era composto da qualche decina di membri che oggi sono circa ottocento e a loro si deve un’eccellente produzione di datteri e una piccola Silicon Valley, tra le più sviluppate in Israele. Durante la cena del Seder, i membri del kibbutz riuniti nel refettorio, recitano la loro versione della Haggadah, un testo cantato in diverse parti, quasi un libretto d’opera intriso di influenze hassidiche, russe e orientali arabe, in una perfetta unione di contaminazioni. Questa particolare modalità mantiene una vivace dialettica tra l’antico e il nuovo, tra la storia della liberazione dalle grinfie del Faraone e la rinascita in Terra di Israele. Verso la fine della lettura collettiva si innalza nell’aria una fluttuante melodia, degna di un Tisch hassidico che dice: “Eccomi pronto e disponibile”.
Al calar del giorno successivo gran parte dei kibbutznikim si danno appuntamento per la festa della mietitura, che segna la celebrazione di Shavuot, prevista dopo sette settimane. La gente si accomoda nel campo odoroso di spighe appena tagliate, mentre sul palco gli organizzatori conducono i canti e le danze creati ad hoc lungo gli anni della formazione dello Stato di Israele. La cerimonia è aperta da una signora anziana, che sta ferma in piedi tra le spighe piuttosto alte, con un microfono in mano, pronta a cantare il breve niggun del Seder in onore dei mietitori e dei covoni appena raccolti. Canta questo niggun ormai da cinquant’anni e, come di consueto, il pubblico risponde: Eccomi pronto e disponibile.
Eccomi pronto e disponibile
Eccomi pronto e disponibile
Eccomi pronto e disponibile
Eccomi pronto e disponibile
ad adempiere al precetto del Signore.
Com’è scritto nella Torah
sono pronto e disponibile.
Com’è scritto nella Torah
sono pronto e disponibile.
E conterete dall’indomani del sabato
sette settimane intere,
dal giorno in cui avrete portato un omer di grano.
Eccomi pronto e disponibile
a compiere il precetto del Signore.
Niggun hassidico, musica popolare.
Sarah Kaminski, Università di Torino