Israele 70, le riflessioni dei Maestri

Si avvicina l’appuntamento con l’anniversario per i 70 anni dalla nascita dello Stato di Israele, che a Roma sarà celebrato mercoledì prossimo con una grande festa al Portico d’Ottavia. L’occasione dell’anniversario, i tanti temi e spunti che solleva, da diverse prospettive, sono stati al centro in queste ore di un approfondimento al Collegio Rabbinico Italiano.
L’incontro è stato moderato e introdotto dal coordinatore del Collegio, rav Gianfranco Di Segni, che ha evidenziato come il numero 70 abbia diverse allusioni. Settanta sono le nazioni del mondo e i giudici del Sinedrio e settanta sono gli anni dell’esilio babilonese dopo la distruzione del Primo Tempio, che hanno poi portato alla ricostituzione dello Stato ebraico e alla ricostruzione del Santuario di Gerusalemme. L’incontro è stato aperto dai saluti della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che ha ricordato come nella dichiarazione d’indipendenza firmata nel maggio 1948 non fosse presente in maniera esplicita un riferimento al Signore Iddio, bensì solo un vago accenno alla fiducia nella “Rocca di Israele” (tzur Israel), che ognuno poteva intendere a seconda della propria attitudine. A seguire i saluti della Presidente della Comunità Ebraica romana Ruth Dureghello, che ha ribadito l’importanza di celebrare lo Yom haZikkaron per ricordare tutti i caduti a difesa dello Stato ebraico immediatamente prima del Yom haAtzmaut. Il seminario è poi entrato nel vivo delle questioni e ha coinvolto vari Maestri: il rabbino capo di Roma e direttore del Collegio, rav Riccardo Di Segni, che ha parlato di “sionismo e antisionismo nel mondo ortodosso”; il rav Ron Klopstock, docente di Talmud alla Yeshivat Hakotel, che ha spiegato il precetto di risiedere in Eretz Israel e che in una seconda lezione ha definito le istituzioni statali di Israele secondo la Legge ebraica; rav Alberto Somekh, direttore della Scuola Rabbinica Margulies-Disegni di Torino, con una riflessione su “minaccia collettiva e sopravvivenza individuale”.
Nel suo intervento il rabbino capo ha presentato un brano del Talmud, dal trattato Ketubbot, in cui si evidenziano diversi orientamenti: tra chi è favorevole all’Aliyah, la “salita” in Israele, e chi invece si oppone. Rav Klopstock ha invece riflettuto attorno a questo quesito: fare l’Aliyah è di per sé una mitzvà (un precetto religioso), o è invece piuttosto un’opportunità per compiere mitzvot osservabili soltanto in terra di Israele? Diversi gli spunti di attualità proposti dal rav Somekh, che è partito dalle fonti della Mishnà e del Talmud per arrivare a eventi della nostra epoca, quali il raid di Entebbe, una delle più clamorose operazioni di salvataggio da parte israeliana, fino agli attentati dell’11 settembre del 2001.

(15 aprile 2018)