Ticketless – 25 aprile per Artom

alberto cavaglionCapisco lo sconforto dell’amico David Bidussa, che sul nostro portale, qualche settimana fa, si chiedeva che cosa vi sarà da festeggiare il prossimo 25 aprile. Durante la campagna elettorale ho provato lo stesso sconforto suo, arrivando ad una amara conclusione. Quello che sta accadendo semplicemente mette a nudo i nostri errori. Una spietata autocritica dei nostri discorsi intorno all’antifascismo e alla Resistenza è urgente. I nostri errori sono stati imperdonabili se questo è il risultato.
Un inizio di teshuvà ci offre una buona, anzi ottima notizia che giunge da Gerusalemme. Yad Vashem ha programmato la traduzione inglese, sempre a cura del bravo Guri Schwarz, dei “Diari” di Emanuele Artom nella edizione critica pubblicata qualche anno fa da Bollati Boringhieri.
“Chi è stanco di essere di sinistra (parecchi decenni tormentati) o ebreo (un paio di millenni idem) o entrambe le cose (che Dio ci scampi) qui troverà se non altro il conforto di un’intelligenza lucidissima che ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome”. A scrivere così era Cesare Cases. Parlava di Pierre Vidal Naquet, ma la frase si adatta bene alla pagina dei diari in cui Emanuele ci spiega perché siamo caduti e potremmo un giorno ricadere fra le braccia di un dittatore.
Emanuele ArtomIl fascismo, scriveva, ha restituito verità alla Scrittura. La vera schiavitù in Egitto (e a Roma) non dipende dal cuore indurito di un Faraone, ma dal fatto che gli ebrei e gli italiani non hanno una adeguata consapevolezza politica: “Il fascismo non è una tegola cadutaci per caso sulla testa; è un effetto della apoliticità e quindi della immoralità del popolo italiano. Se non ci facciamo una coscienza politica non sapremo governarci e un popolo che non sa governarsi cade necessariamente sotto il dominio straniero o sotto una dittatura”. Non trovo descrizione più realistica dell’attuale scenario italiano, ma vedo in quelle righe la strada che ci può aiutare ad abbandonare lo sconforto.
A tutti i miei lettori, l’augurio di un felice 25 aprile, con il dono di una fotografia rara di Emanuele.

Alberto Cavaglion