Antisemitismo, voci a confronto
dal Portico d’Ottavia a Tel Aviv
Riccardo Pacifici, dal quartiere ebraico di Roma. E Ariel Toaff, dal lungomare di Tel Aviv.
La prima puntata di La difesa della razza, il programma in sei puntate condotto da Gad Lerner in onda ogni domenica sera alle 20.30 su Rai Tre, propone anche questi tra i tanti interventi per riflettere sull’antisemitismo in Italia e in Europa.
Un reportage-inchiesta che nasce, viene spiegato, “per attualizzare la lezione storica della discriminazione e della persecuzione degli ebrei sotto il regime fascista”, ma anche “per analizzare e comprendere, tra analogie e distinzioni rispetto ad allora, le nuove forme di espressione del razzismo nel linguaggio e nei comportamenti, oggi, in Italia”.
“Sbaglio se dico che quella bandiera è causa del nuovo antisemitismo?” chiede provocatoriamente Lerner a Pacifici, con cui sosta davanti alla scuola ebraica e alla bandiera israeliana che sventola sulla facciata dell’edificio. “Un falso mito”, replica Pacifici.
Si parla di odio ma anche di reazione e prevenzione. E di come anche l’ebraismo italiano sia stato chiamato ad organizzarsi in questo senso. A partire da un servizio di sicurezza interna, formato oggi secondo Lerner da “giovani addestrati nell’arte marziale del krav maga”.
L’attentato al Tempio Maggiore in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché il momento di svolta sul piano della consapevolezza. Anche se minacce esterne, ricorda Toaff, si erano già più volte manifestate nell’Italia del dopoguerra. Soprattutto di matrice neofascista, con tante incursioni avvenute nel quartiere nei decenni successivi. Proprio il figlio del grande rabbino Elio – racconta lui stesso – fu uno dei protagonisti di quella rete di sicurezza con il ruolo di vedetta e con l’incarico di suonare lo shofar in caso di pericolo. Perplessità è poi espressa, sempre da Toaff, per il crescente consenso che partiti populisti starebbero acquisendo tra gli ebrei romani.
La puntata, che dall’Italia finisce per allargare la prospettiva all’Ungheria, alla Francia, all’Europa intera, si apre con un colloquio con due storiche figure del tifo interista (squadra del cuore di Lerner). Uno dei quali, Filippo Jarach, è anche esponente della Comunità ebraica milanese. Non sufficientemente ferma appare la sua condanna dei recenti episodi di odio antisemita nelle curve. “Spesso si canta senza sapere il significato” dice Jarach, che sposta il discorso sui vessilli palestinesi esibiti in determinate circostanze pubbliche (“è molto più grave”, afferma).
L’intervista è effettuata all’ingresso dello Stadio Meazza, poco prima di un Inter-Verona di campionato. Per la cronaca, come le telecamere Rai al seguito di Lerner documentano, da una parte della curva nerazzurra a levarsi convinto è il coro “Rossoneri ebrei” contro gli storici rivali del Milan.
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(23 aprile 2018)