“Bruno Zevi, eredità immortale”
È una mostra da non perdere quella che, fino al 16 settembre, celebra al Maxxi di Roma la figura di Bruno Zevi e i progetti di autorevoli colleghi che condivise e sponsorizzò. ‘Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944-2000’, personale a cura di Pippo Ciorra e Jean-Louis Cohen, offre uno sguardo intenso sul grande architetto romano in questo 2018 di celebrazioni per i 100 anni dalla nascita. In mostra disegni, plastici e materiali visivi che mettono in luce il ruolo fondamentale di Zevi nel dibattito del suo tempo, ma anche nella sua partecipazione attiva alla vita culturale e politica del paese.
Maurizio Sacripanti, Luigi Pellegrin, Franco Albini, Giovanni Michelucci, Mario Ridolfi e Carlo Mollino alcuni tra i 35 architetti di cui sono esposti opere e progetti. L’avvio di un percorso di riflessione che sarà condotto anche attraverso un ciclo di incontri, il primo dei quali è in programma nella giornata di domani alle 18 su “La politica delle idee” con un focus sull’impegno di Zevi in Giustizia e Libertà e sulla direzione dei Quaderni italiani. E poi, a partire dall’immediato dopoguerra, la militanza nel Partito d’Azione, in Unità Popolare, e infine nel Partito Radicale. Esperienza quest’ultima, viene spiegato, “che gli ha consentito di divulgare il concetto di un’architettura organica legata al contesto ambientale capace di ricercare e trovare un equilibrio con la natura”.
“Un omaggio doveroso a un grande intellettuale e alla sua ostinata difesa dei valori liberal-democratici” spiega la presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri a proposito della mostra e dei diversi impegni ad essa legati. Emozionata Adachiara Zevi, figlia di Bruno e presidente della fondazione che porta il suo nome, che ricorda l’intensità con cui il padre affrontò ogni sfida. “Senza mezze misure, amore e odio, apprezzamento e disprezzo con pari passione e veemenza” dice Adachiara. “Sarebbe stato facile raccogliere tutti i suoi ‘contro’, ma abbiamo preferito proporre uno Zevi positivo” sottolinea Jean-Louis Cohen. “È lui il curatore postumo della mostra” scherza Ciorra.
Nella recente riedizione di Ebraismo e Architettura da parte di Giuntina il curatore Manuel Orazi testimonia il suo amore incondizionato con l’espressione “I love Bruno”. La foltissima partecipazione di pubblico, ieri sera al Maxxi, ci ricorda che è un sentimento ancora condiviso da tanti italiani.
(25 aprile 2018)