La cintura verde
Lasciata Palmachim proseguiamo verso sud, sull’autostrada 6 Itzhak Rabin, tre corsie che smaltiscono splendidamente il traffico piuttosto intenso, ma perfettamente fluido, passando attraverso campi coltivati a jojoba (una pianta oleifera di grande pregio). L’appuntamento con il capo della Divisione Forestazione del KKL, Itzhak Moshe che ci accompagna è a un autogrill.
Usciamo dall’autostrada e ci avviamo verso Meitar, un piccolo paese, lindo e ridente, a 20 chilometri da Be’er Sheva. Il lavoro del KKL mirava a costituire una cintura verde intorno alla città in modo che gli abitanti potessero godere di un’atmosfera piacevole e salubre. Ma per realizzare questo occorreva un lavoro accurato e intelligente per fornire acqua ai giovani alberi. Le piogge in quest’area cominciano a scarseggiare, ma non mancano del tutto. Il problema è che quando arrivano, cadono molto intensamente e per breve tempo. Quindi acqua ce n’è ma, lasciata a se stessa, finisce quasi per arrecare quasi più danni che vantaggi. L’irruenza della pioggia crea erosione del suolo, esponendo gli strati più profondi, non ancora adattati alle esigenze della vita delle piante, mentre allontana e disperde gli strati già metamorfosati e adatti a nutrire i vegetali. Il lavoro preliminare degli operatori del KKL richiede una pazienza infinita: occorre individuare i percorsi delle acque sul terreno e capire dove, soprattutto in relazione alla pendenza e alle tracce esistenti, è prevedibile un’ erosione dannosa. Qui si mettono in atto tutta una serie di accorgimenti per contrastare la perdita di terreno fertile: correzione della pendenza, copertura delle sponde dei rigagnoli, anche piccolissimi, con rei metalliche, modifica del percorso per portare le acque verso un avvallamento dove l’acqua piovana si arresti e possa penetrare negli strati più profondi del terreno. Qui viene messo a dimora il giovane albero che allungando le radici troverà l’acqua necessaria a crescere. In altri casi si utilizzano cavità naturali, ma adattate e migliorate per conservare l’acqua. Che queste non siano illusioni lo dimostrano le dimensioni degli alberi sotto la cui ombra ascoltiamo le spiegazioni di Moshe.
Roberto Jona