“Sfilano le bandiere della libertà, fuori chi non le condivide”
La parola bandiera ha un significato importante, con essenzialità di colori e di simboli rappresenta e comunica identità, credo, resistenze armate che furono resistenze culturali che siamo oggi chiamati ad intraprendere. Le bandiere di oggi, 25 aprile sono quelle dell’Italia, delle associazioni dei partigiani e combattenti tra cui quelli delle nostre comunità ebraiche, della Brigata Ebraica e delle forze alleate che liberarono l’Italia dal nazifascismo. Accadeva 73 anni fa ed è il tema di questa importante celebrazione cui prendiamo parte con orgoglio come italiani. Le bandiere di oggi non sono le bandiere delle molte altre resistenze, rivendicazioni, eccidi, genocidi, questioni sociali e questioni globali che ogni giorno, nonostante le speranze di pace, sicurezza e crescita, affollano le nostre giornate e meritano dovuta e rispettosa attenzione. Ma non oggi. Lasciateci questa giornata libera da ogni altra meritevole o disdicevole questione, per dedicarci alla nostra Liberazione. Alla coerenza e alla verità storica e all’identità nazionale che dobbiamo faticosamente costruirci. La resistenza all’oblio e la resilienza assieme ai molti giovani chiamati a diventare cittadini di un’Italia e di una Europa, che assieme alle istituzioni sono chiamati ad agire per assicurare che quel passato e quella follia non si ripetano mai più, che giovani tredicenni non trovino la morte nel campo di battaglia, ma che possano vivere spensierati e maturare le loro responsabili scelte. È una giornata di impegno e condivisione, nel segno di valori universali che richiamiamo con la nostra partecipazione nelle piazze di tutta Italia: diritto di ogni popolo alla libertà, alla democrazia, al pluralismo di identità e credi.
Come ogni anno, il gonfalone dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sfila nel grande corteo nazionale di Milano assieme ai vessilli e alle bandiere delle forze che hanno partecipato attivamente alla Liberazione. Tra queste, le insegne della Brigata Ebraica, il corpo formato da oltre cinquemila volontari giunti dall’allora Palestina mandataria (il futuro Stato di Israele) che si distinse in quei mesi con molte operazioni strategiche al fianco delle Forze Alleate. A loro è stata riconosciuta per legge, e spero a breve conferita con attesa cerimonia, la medaglia per il valore militare. Noi eravamo parte di questa Italia ottant’anni fa, e lo siamo oggi con le nostre gioie e fatiche quotidiane di uomini, donne e ragazzi che si riconoscono come italiani e come tali si presentano ovunque sono nel mondo. Sul piano militare vanno ricordati lo sfondamento della Linea Gotica e la conquista di diverse località del Centro Italia nelle mani del nemico. Ma anche, nell’immediato dopoguerra, l’impegno al servizio delle Comunità ebraiche italiane che tentavano faticosamente di risollevarsi dalle macerie della Shoah. Queste persone, tra cui moltissimi giovani, assieme alle forze alleate, hanno dato la loro vita e sacrificato il loro sogni, e questo non lo possiamo dimenticare mai, essendo il fondamento della nostra libertà e dei nostri sogni. Non possiamo in alcun modo smantellare i presidi valoriali della Costituzione che abbiamo faticosamente realizzato, condiviso e vissuto; non intendiamo regalare lo spazio delle nostre piazze vere o virtuali a chi la libertà la dà così per scontata oppure strumentalizzando e favorendo il ritorno di quell’odio nelle nostre terre. Alziamo il nostro sguardo appena al di là del nostro confine apparentemente sereno e rendiamoci conto che altrove quelle stagioni di guerra sono già arrivate. Oggi è primavera e speriamo resti tale.
Noi, oggi, questo dobbiamo ricordare e celebrare.
Viva la liberazione, viva l’Italia.
Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(25 aprile 2018)