In ascolto – Tradizioni intrecciate
La volta scorsa ho raccontato di Shlomo Gronich, che suonando al pianoforte il klezmer ereditato dal padre polacco, trillava con la voce alla maniera araba, profondamente convinto di eseguire autentica musica zingara. Le tradizioni si mescolano con l’intreccio delle identità e nascono nuove forme musicali, idee e generi etichettati come “musica israeliana”.
Shlomo Gronich nasce ad Hadera, figlio di Geula e Aharon Otto Gronich, clarinettista, insegnante di musica e direttore d’orchestra. Gli inizi di Shlomo sono piuttosto comuni: lo studio della musica fin da bambino, il percorso accademico, l’esperienza con le band dell’IDF e le collaborazioni con gli artisti emergenti degli anni ’70, come Matti Caspi, Yoni Rechter e Avner Kanner. Come altri artisti sceglie di trascorrere un periodo di formazione in Europa ma negli anni ’80 torna nella sua Israele, comincia a fare comparse in tv, scrive colonne sonore e incide un nuovo album davvero originale, in cui troviamo una canzone, Rosa Marzipan, con testo di Shulamit Lapid, grande scrittrice israeliana, autrice di una serie di gialli arguti che hanno per protagonista la simpatica giornalista Lizzie Bdihi.
Nel 1984 inizia la collaborazione importante con Yonatan Geffen e nel 1988, dopo la pubblicazione dell’album Insomnia, parte per un grande tour che non ottiene però il successo che si aspettava. Negli anni ’90 inizia a lavorare per e con i più giovani e fonda il coro Sheba con un gruppo di ragazzi etiopi con cui incide diverse canzoni, tra cui una curiosa Shir Israeli (parole di Ehud Manor) che parla di incontri, di sogni e di nostalgia, di un canto vecchio e nuovo che sana le fratture e cita il salmo “Hine ma tov uma naim”.
Shlomo Gronich ha avuto una vita privata tormentata e dopo due matrimoni falliti, sembra vivere ormai felice con la famosa Michal Adler, esponente della seconda generazione degli Adler, virtuosi dell’armonica a bocca. Per lei ha scritto diverse composizioni, tra cui Michal” – An Israeli Rhapsody for Harmonica and Orchestra”, registrata nel 2000 con la Israeli Camerata Orchestra diretta da Avner Biron, un’opera ariosa, dal fraseggio aperto, simile per certi versi alle colonne sonore dei film americani anni ’50, con una Michal espressiva e delicata.
Maria Teresa Milano
Consiglio d’ascolto: