Frutti del Negev

jonaDall’Aravà risaliamo a Beer Sheva, la città fondata da Abramo. Per secoli è stata poco più di caravanserraglio: ora è una brillante metropoli che sorge tra le sabbie del deserto: grattacieli, giardini, strade ampie e scorrevoli percorse da un intenso traffico. L’Università del Negev è intitolata a Ben Gurion che (giustamente, profeticamente vorrei dire) guardava al Negev come al futuro di Israele. Ben Gurion insistette perché Israele ottenesse il desertico Negev (con lo sbocco sul Mar Rosso) e non trovò, a livello internazionale, molta opposizione: era uno scatolone di sabbia e rocce che appariva senza futuro. Invece il futuro della Nazione si gioca qui. L’ospedale Soroka è uno dei più avanzati del Paese. I Dipartimenti dell’Università hanno nomi inconsueti, perché si occupano di discipline d’avanguardia.
1504 bis copy (1)All’Università ci riceve il professore emerito Josef Mizrahi, famoso specialista di piante tropicali. Ci porta a visitare un frutteto molto originale nel quale primeggiano le piante grasse. In particolare ha selezionato una serie di fichi d’india, Opuntia ficus-indica, che hanno una grande resistenza alla siccità e al tempo stesso una grande produttività di biomassa costituita dai cladodi (volgarmente le speciali foglie) che sono ricoperti da una spessa cuticola cerosa e che hanno all’interno un parenchima costituito da strati di cellule che fungono da riserva d’acqua e consentono la sopravvivenza anche in zone con precipitazioni piovose di modesta entità. Tra le diverse varietà studiate dal prof Mizrahi quella di maggior interesse è una varietà… senza spine! Un vero portento e un prezioso aiuto per le località aride. Anzitutto questa pianta fruttifica per 11 mesi l’anno: sembra una macchina più che una pianta con le sue variazioni stagionali, e fornisce quindi al coltivatore un reddito praticamente continuo e perenne. Ma non basta: il “fogliame”, cioè i cladodi, essendo privo di spine può essere somministrati al bestiame come foraggio. Essendo ricchi di liquido sopperiscono egregiamente alla scarsità d’acqua di regioni aride, fornendo il fabbisogno giornaliero di liquidi necessario alla produzione di latte.
Un’altra pianta grassa di grande interesse è la Pittayia. Una cactacea dai lunghi rami sui quali fioriscono splendidi fiori rossi. I frutti, detti anche “frutti del drago”, hanno una polpa morbida dal delicato sapore vanigliato. Ma nel frutteto e nelle serre del Professor Mizrachi sono raccolte anche altre piante, provenienti da tutto il mondo, e non ancora sfruttate commercialmente. Si tratta di specie con caratteri di grande interesse per la produttività e le qualità delle loro produzioni. Ma per il loro sviluppo questo non basta: occorre trovare degli investitori e riuscire a suscitarne l’interesse, altrimenti i loro pregi restano reclusi dentro la cinta del giardino e nelle pubblicazioni del Professore: strano destino! Senza soldi nemmeno le cose più buone fanno strada.

Roberto Jona