Antisemitismo nel 2018,
la percezione ebraica
Sei anni fa l’Europa era diversa: non era ancora stata scossa dal terrorismo dell’Isis, nato ufficialmente nel 2014, e non aveva ancora visto riemergere così chiaramente i movimenti di estrema destra. Ma già allora nubi inquietanti cominciavano ad addensarsi sul Vecchio Continente, almeno questa era la sensazione degli ebrei dei principali paesi europei: secondo un’indagine voluta dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali (Fra) dell’Unione europea in Italia, Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Svezia, Ungheria, Romania e Lettonia nelle rispettive comunità ebraiche vi era una chiara percezione che le manifestazioni di antisemitismo e di razzismo fossero in forte aumento. “I paesi più gravemente esposti – spiegava nel maggio 2013 su queste pagine il demografo Sergio Della Pergola, uno degli esperti a cui era stata affidata l’indagine sono l’Ungheria, la Francia e il Belgio. L’Italia segue al centro del gruppo, ma specialmente a Milano l’indice di aumento del razzismo è alto. Fra le preoccupazioni degli ebrei italiani, tuttavia, antisemitismo e razzismo sono preceduti in primo luogo dalla disoccupazione, poi dallo stato dell’economia e dalla corruzione pubblica”.
A sei anni di distanza da quella fotografia sociale, l’Agenzia dell’Unione europea ha deciso di tornare sull’argomento, lanciando, a partire dal 9 maggio 2018, una nuova indagine sull’antisemitismo. Questa volta i paesi coinvolti sono 14: ad aggiungersi, l’Austria, la Danimarca, l’Olanda, la Polonia e la Spagna. L’indagine è condotta dall’Institute for Jewish Policy Research (JPR). un istituto di ricerca indipendente con sede nel Regno Unito specializzato sulle vicende contemporanee del mondo ebraico, in collaborazione con IPSOS. “È positivo e incoraggiante che ai vertici dell’Unione europea, o per lo meno nella sua agenzia specializzata nella tutela dei diritti civili, spiega a Pagine Ebraiche Della Pergola, a cui è nuovamente affidato il progetto, assieme a un pool di esperti ci si renda conto che è importante monitorare e combattere le forme di odio, discriminazione e molestia che indubbiamente esistono nei confronti non solo degli ebrei ma anche di tante altre minoranze etniche e religiose. Sono e continuo ad essere molto critico nei confronti dell’Ue per molti suoi comportamenti ma è da elogiare questa decisione di investire per avere un quadro sulla percezione ebraica dell’antisemitismo”. Per questo, spiega il demografo, è “estremamente importante” che anche in Italia il mondo ebraico dia una risposta ai questionari – in forma anonima che da metà maggio sono a disposizione degli utenti sul sito www.eurojews.eu (tre i criteri di selezione: considerarsi ebreo/a, per motivi religiosi, culturali, di educazione, di origini, di parentela o per qualsiasi altra ragione. In secondo luogo, avere 16 anni o più alla data in cui si completa l’indagine. Terzo, risiedere in uno dei quattordici Stati Membri dell’Unione Europea che partecipano all’indagine). “La sensazione, guardando in particolare all’Italia ma non solo, – sottolinea Della Pergola – è che siano caduti molti tabù che sono a lungo rimasti intatti nell’Europa del dopoguerra: si dicono e si leggono cose fino a pochi anni fa impensabili”. Lo sdoganamento della retorica populista più violenta ne è un esempio. Le autorità centrali italiane ne sono state a lungo distanti ma la situazione politica è cambiata, riflette il demografo israeliano, docente all’Università Ebraica di Gerusalemme.
“Le massime cariche dello Stato nel recente passato hanno avuto un comportamento encomiabile nel condannare l’antisemitismo nelle sue diverse forme e sono rimaste salde nelle loro posizioni. Ad eccezione della Presidenza della Repubblica, non si può dire lo stesso delle nuove dirigenze politiche, che appaiono molto più traballanti”. E questo potrebbe riflettersi nella percezione degli ebrei italiani rispetto alla situazione dell’antisemitismo nel Bel Paese. In generale, spiegano gli esperti dell’indagine “l’’antisemitismo rimane a tutt’oggi una questione problematica, non solo per gli ebrei, ma per tutti coloro che lottano contro i crimini d’odio e contro la discriminazione. Il modo in cui esso si manifesta varia a seconda del luogo e del momento storico e colpisce persone di origine ebraica in modi diversi e in misure diverse. Al fine di comprenderne l’attuale natura, questa indagine cerca di raccogliere la testimonianza diretta delle persone di origine ebraica che vivono in Europa, indipendentemente dal fatto che essi percepiscano l’antisemitismo come un problema rilevante, abbiano assistito direttamente o abbiano avuto esperienza di episodi antisemiti. In questo modo, il gruppo di ricercatori punta ad ottenere un quadro dettagliato e complesso dell’antisemitismo contemporaneo in Europa, così come lo percepiscono e lo vivono gli ebrei europei”. Non solo, per i paesi in cui la ricerca è già stata fatta si potranno analizzare eventuali cambiamenti rispetto al 2012 e si potrà avere una mappa più chiara del fenomeno antisemitismo. “Attraverso studi più integrati ed efficaci – spiegava su queste pagine proprio il professor Della Pergola, annunciando l’indagine dobbiamo creare una tipologia inclusiva e coerente del totale dei contenuti possibili dell’antisemitismo e della loro prossimità ad altre variabili demografiche, sociali, economiche e politiche. Tutto ciò è essenziale se si vuole tradurre la conoscenza dei fenomeni in azioni e politiche preventive e difensive. Dobbiamo delineare meglio gli attori attivi e passivi, i principali canali di diffusione, le reazioni di contrasto dopo l’iniziale evento antisemita, le sanzioni applicate, se esistono, e la loro efficacia”.
Daniel Reichel, Pagine Ebraiche Maggio 2018