…autorità

Non bastavano, al rabbinato israeliano, i carciofi alla giudia. I tribunali rabbinici di Israele potrebbero presto allargare altro loro potere giurisdizionale e procedere direttamente contro gli ebrei della Diaspora. Tutta la Diaspora. Il governo israeliano, infatti, sta cercando di approvare una legge che consentirebbe ai tribunali rabbinici di perseguire il marito che si rifiuti di concedere il divorzio alla moglie. Un ebreo non israeliano potrebbe essere così arrestato in Israele, mentre fa acquisti in Ben Yehuda. I casi di divorzio richiesto e non concesso sono situazioni sempre molto dolorose che possono trascinarsi per anni, e sempre ai danni della moglie. Non si capisce, tuttavia, per quale motivo a procedere contro i mariti renitenti debba essere un tribunale rabbinico israeliano piuttosto che uno locale, italiano o americano o altro. Si sta ripetendo il caso dei carciofi alla giudia, questa volta, però, con implicazioni assai più gravi e pesanti. Nel caso dei carciofi si trattava di una decisione halakhica più o meno stringente, cui un altro rabbino o tribunale rabbinico può anche non attenersi. Ora, invece, i tribunali rabbinici israeliani potrebbero perseguire penalmente cittadini non israeliani per un comportamento – che crimine non è – da lui tenuto al di fuori di Israele. Insomma il rabbinato israeliano si sta assumendo prerogative di un organo superiore a cui gli altri tribunali rabbinici in giro per il mondo debbano inchinarsi e alle cui decisioni debbano piegarsi. L’ebraismo non potrà più vantarsi di non avere il Papa, di avere un sistema democratico in cui si afferma il valore del dialogo, in cui ci si confronta alla pari facendo valere conoscenza e sapienza. Qui si rischia che valga solo il principio di autorità, magari anche non sempre supportato da una oggettiva conoscenza delle cose e dei fatti. Per ora, piegandosi supinamente al dictat di un rabbino israeliano privo di alcuna specifica conoscenza della botanica e delle sue regole, i carciofi sono stati sfogliati e resi immangiabili: abbrustoliti e bruciati, freddi e privi della mitica tenerezza del loro cuore. Ora speriamo che il rabbinato della Diaspora sappia rispondere adeguatamente per far valere il senso della sua esistenza e per affermare finalmente l’autonomia del suo operare.

Dario Calimani, Università di Venezia

(8 maggio 2018)