Trump e il Nobel

caloNon avendo più tanti capelli (eufemismo) il mio barbiere non ha il tempo necessario per aggiornarmi sul mondo, costringendomi a fare in proprio le ricerche di cui godevo in modo felicemente parassitario da giovane.
Così facendo, ho appreso che Boris Johnson, Ministro degli Esteri britannico, adombra la possibilità di un Premio Nobel per la Pace per il Presidente USA Donald Trump, nel caso che addivenisse alla pace con la Corea del Nord e riuscisse a modificare l’accordo con l’Iran senza abrogarlo.
Se così fosse, avremmo il caso, inedito, di due Presidenti USA premiati uno dopo l’altro. Il Nobel a Barack Obama fu dato sulla fiducia, per ciò che avrebbe fatto, mentre quello eventuale a Trump verrebbe attribuito per ciò che ha fatto in passato. Ne consegue che l’uomo di sinistra non avrebbe bisogno di impegnarsi per essere premiato, mentre quello di destra dovrebbe, per contro, portare a casa dei risultati. Si tratta di una grave discriminazione, che perlomeno contrasta con l’art. 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Tant’è che ho avviato una raccolta di firme per far cessare quest’infamia; ho già la firma del mio barbiere – il quale non ha avuto il tempo per leggere il testo della proposta, per la sacrosanta paura di ferirmi col rasoio, e infatti ho solo un graffio – le altre firme seguiranno. Infatti, siamo un popolo di santi, di navigatori e, in fondo, di protervi firmaioli.
A tal fine, ho intestato la richiesta al gruppo, da me creato, “Ebrei per l’uguaglianza” nella speranza che lo prendano per un ossimoro. Ho visto che ci sono tanti gruppi analoghi, molti dei quali protestano contro Israele, ed è un bene perché si tratta di un’ottima occasione per ricordarsi di essere ebrei.
Demonizzare Israele e Donald Trump è sempre un’eccellente causa, perché altrimenti l’opinione pubblica perderebbe tempo in altri impegni, come quello di ricordare il mezzo milione di morti in Siria, non tutti siriani,
L’essere umano è intrinsecamente selettivo, e chi scrive non pretende di sottrarsi a questa regola. Non per nulla la conoscenza ed il suo albero hanno dimostrato di non essere scevri di controindicazioni, e questo è un punto da approfondire, anche se sarei costretto, anch’io, a darmi ancora da fare.

Emanuele Calò, giurista

(8 maggio 2018)