JCiak – Il sentiero della fuga

Il cammino della salvezza scavallava i Pirenei lungo la Route Lister, un sentiero accidentato teso fra la francese Banyuls e Portbou in Spagna. Qui, nel cuore di tenebra del Ventesimo secolo, si dipana un esodo che corre in direzione opposta.
I primi a imboccarlo, nel 1939, sono i miliziani e i profughi in fuga dalla Guerra civile spagnola. L’anno dopo è la volta degli antifascisti europei, degli stranieri e degli ebrei in fuga dalla Francia occupata e dalla persecuzione nazista. Fra di loro, il filosofo Walter Benjamin che il 26 settembre, temendo la cattura, si suicida con una dose di morfina.
Il nuovo film di Fabrizio Ferrero, Gli indesiderati d’Europa, ripercorre i passi di quella doppia fuga riportandoci a uno snodo che segnò la storia d’Europa e oggi in altro modo risuona nell’epocale migrazione che attraversa i continenti.
Presentato in contemporanea in tre delle più significative cineteche europee – il Museo del Cinema a Torino, la Filmoteca di Catalunya a Barcellona e la Cineteca di Lisbona – il film illumina le lacerazioni di un territorio di confine che la guerra scaraventa alla ribalta della Storia. In un bianco e nero abbacinante, seguiamo il pellegrinaggio di uomini, donne e bambini che dall’oggi al domani hanno perso lo status di cittadini per divenire ospiti non più graditi.
Accompagniamo i tre miliziani antifascisti in rotta verso la Francia e, un anno dopo, siamo al fianco di due donne, un bambino e un filosofo. La paura sale palpabile dalle inquadrature e il passo incerto di Walter Benjamin (Euplemio Macri) lungo quella via di montagna si fa emblema di uno sperdimento epocale.
Il filosofo, una delle menti più brillanti della sua generazione, vacilla davanti agli ostacoli. E finirà per non reggere l’attesa dell’ignoto. Nulla l’ha preparato a fuggire come un animale braccato. Non lo erano i nostri padri e nonni: non lo sono i migranti che premono ai confini opulenti del mondo.
Il finale lo conosciamo ed è crudele. Nel timore di essere riconsegnato alla Francia nazista, Benjamin commette suicidio. Quando, il giorno dopo, l’atteso visto per gli Stati Uniti arriva con tutte le sue promesse di futuro è ormai troppo tardi.
Nessuno allora poteva immaginare che quella tragedia avrebbe finito per diventare un’attrazione turistica. La Route Lister, accuratamente risistemata, è oggi meta di escursioni. Portbou, da cui tanti altri intellettuali allora spiccarono la fuga verso la libertà (fra di loro Hannah Arendt, Heinrich Mann e Franz Werfel) alimenta un fitto programma di convegni, mostre, tour e borse di studio in memoria di Walter Benjamin.
Una scultura affacciata sul mare dell’israeliano Dani Karavan rimanda il visitatore a quel viaggio naufragato prima della partenza. E in sottofondo risuonano gli infiniti esodi lungo le vie del mondo.

Daniela Gross