Pagine Ebraiche al Salone, prende il via la rassegna torinese
“L’unico modo per costruire il futuro è avere sempre ben presente il passato”. La Lectio magistralis che ha aperto la trentunesima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino, affidata allo scrittore spagnolo Javier Cercas – il suo L’impostore, del 2014, racconta la storia vera di un uomo che si fece passare per sopravvissuto del nazismo – era intitolata “E pluribus unum: l’Europa e l’eroismo della ragione”. Un’affascinante racconto, in un italiano perfetto, appena ammorbidito da una cantilena ispanica, che ha ricordato ai tantissimi presenti come lo sport preferito in Europa non sia il calcio, ma la guerra, e come lui stesso appartenga alla prima generazione che non ha conosciuto la guerra, anche grazie al fatto che “abbiamo conosciuto moltissimi paradisi teorici che si sono poi trasformati in inferni pratici, ma di utopie ragionevoli ne conosciamo solo una, ed è l’Europa”. È importantissimo accudire e proteggere un’idea che può e deve crescere, ricordando che l’unico dato comune dell’Europa è la sua diversità, culturalmente tanto feconda quanto alla base di infiniti conflitti etnici e di nazionalismi diffusi. “Ma anche se è una di diversità, abbiamo una narrazione comune del nostro passato, su cui possiamo appoggiarci per governare il presente e immaginare il futuro”.
E dieci anni sono trascorsi da quando, nel maggio del 2009, Pagine Ebraiche incontrava per la prima volta il pubblico del Salone del libro di Torino che ne accoglieva il numero zero con un grande spazio nella galleria visitatori, all’ingresso dei padiglioni. Da allora la redazione del giornale dell’ebraismo italiano non ha mancato una sola edizione, e a partire da questa mattina, come di consueto, gli ultimi due numeri di Pagine Ebraiche, con Italia Ebraica e DafDaf, il giornale ebraico dei bambini, iniziano a girare per i padiglioni in mano a lettori curiosi, interessati, che spesso si fermano a chiedere, a raccontarsi, a cercare un contatto con la minoranza ebraica italiana. E in parallelo alla distribuzione del giornale, la presenza della redazione è un’occasione di scambio e di conoscenza anche in momenti imprevedibili, come per le centinaia di persone che hanno composto in inizio mattinata la coda paziente che attendeva l’inaugurazione, e la lectio di Cercas, una coda che si snodava di fronte alla postazione di Pagine Ebraiche.
E i discorsi ufficiali sono iniziati con Massimo Bray, presidente della cabina di regia del Salone, che ha anticipato i temi della lectio sottolineando come lavorare alla costruzione di questa edizione della grande festa che porta Torino a diventare capitale internazionale del libro e della conoscenza significhi credere nella cultura, e pensare che possa diventare il centro dell’Europa che stiamo costruendo. Accolti tiepidamente dal grande pubblico raccoltosi nella Sala Gialla, i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati hanno innanzitutto fatto grandi complimenti a tutti coloro che concorrono a fare di Torino e del Salone il centro di una cultura del libro che è imprescindibile. Anche la presidente della Rai, Monica Maggioni, ha ribadito come non avrebbe senso non essere presenti al salone, perché la Rai ha come sua missione e suo obiettivo essere presente là dove ci sono avvenimenti chiave, “e il Salone del Libro è indiscutibilmente uno di essi”. Per il ministro uscente della Cultura, Dario Franceschini, “è questo il luogo giusto, e probabilmente un buon momento per fare un bilancio di quattro anni di lavoro: è noto il mio legame con il Salone e con Torino, con la sua cultura e con le sue istituzioni: sono lieto di poter ricordare qui come nonostante le ristrettezze economiche cui è stato costretto il lavoro del ministero che ho avuto l’onore di dirigere non siano mancati i risultati, e l’appoggio a questa che è una grandissima occasione di cultura”. Alle sue parole ha risposto l’ambasciatore del paese ospite d’onore, la Francia: Christian Massei, infatti, che ha ribadito come la presenza all’evento che ha appena aperto le sue porte sia un grandissimo onore, soprattutto per la sua capacità di essere un salone per i lettori, che esprime la creatività e l’audacia del mondo dei libri, concludendo con un entusiasta “Vive la lecture, longue vie au Salon du Livre!”
Fragoroso l’applauso che ha accolto Nicola Lagioia, direttore editoriale di un Salone che ha aperto questa mattina con un palpabile senso di entusiasmo e fiducia. “Nonostante le difficoltà ce l’abbiamo fatta, e voi sapete che mi emoziono… mi sono emozionato questa mattina davanti alle code, agli ingressi, e sono emozionato anche ora, a sapere che tanti, tantissimi sono qui e passeranno giornate in questi spazi. Fortunati voi, è un programma bellissimo, fortunati noi e fortunati noi, che abbiamo avuto una volta di più la possibilità di fare questo Salone”.
E durante la mattinata mentre Anna Sarfatti con “Mettiamo il carburante nella Costituzione? Un gioco da ragazzi”, all’Arena Bookstock insieme a Della Passarelli, Silvana Sola e con il vice-procuratore Saverio Pelosi raccontava in rima gli articoli della Costituzione, facendola tornare materia viva da rinnovare ogni giorno e Javier Cercas nella grande Sala Gialla a pochi metri dalla postazione di Pagine Ebraiche apriva la giornata dei grandi incontri, il vicepresidente del SalTo, Mario Montalcini era passato a salutare la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Di corsa, come tutti in questi giorni, prima di passare dietro al tavolo per la presentazione di “Pagine di Memoria”, la rivista dell’associazione Treno della Memoria pensata come strumento educativo e di dibattito sui temi della Memoria e di una cittadinanza attiva, con Daniele De Luca, Paolo Paticchio e Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte. Affollato all’ora di pranzo l’incontro con Bogdan Bartnikowsi, sopravvissuto alla Shoah, per la presentazione in anteprima del libro sulla liberazione del campo, edito dalla casa editrice stessa di Auschwitz, con Jadwiga Pinderska-Lech e Anna Skrzypińska, coordinato da Lara Crinò. Difficile come sempre scegliere, per la quantità di appuntamenti che si svolgono in contemporanea: a cura del Centro di Studi Piemontesi, infatti, nello stesso momento veniva presentato “La nazione ebrea di Nizza. Popolazione, istituzioni, usi e costumi (1814-1860)”, di Simonetta Tombaccini, presente con Alberto Cavaglion, Albina Malerba, Giuseppe Pichetto e Sandra Reberschak. Un volume che racconta come in epoca sabauda, la contea di Nizza ospitasse una “nazione ebrea” di circa trecento persone, con alcuni che vi dimoravano da lungo tempo data, soprattutto gli “Hebrei nationali” sudditi di casa Savoia, altri arrivati nel corso dei secoli, da contrade vicine e lontane. “Una monografia importante, che racconta la storia di uno dei capitoli più interessanti della presenza ebraica in Piemonte, un lavoro curatissimo, scritto da una storica-archivista, capace di recuperare documentazione e ricostruire la vita di una comunità di costumi e tradizioni eterogenee, costretta nel Settecento e poi di nuovo negli anni della Restaurazione, a vivere nell’antica Giudaria e che l’emancipazione del 1848 trovò poi pronta a impegnarsi nella vita pubblica, nazionale e locale, a coronamento di un’integrazione nella società circostante che, tutto sommato, li aveva accolti con benevolenza”, ha spiegato Cavaglion.
All’incontro “Essere Giusti nel proprio tempo”, poco dopo, il giornalista saggista e storico Gabriele Nissim, ideatore e promotore della prima Giornata Europea dei Giusti, ha ricordato che “Dobbiamo abituarci a pensare che può diventare uomo giusto chi è imbroglione nella vita, chi ha abbracciato l’ideologia più assurda, chi vive in modo disordinato, chi apparentemente si presenta come il peggior egoista. Non importa quello che faceva prima, ma come si è trasformato”.
Non mancano gli appuntamenti a tema ebraico fuori dagli spazi del Lingotto – I bambini di Moshe. Gli orfani della Shoah e la nascita di Israele, di Sergio Luzzatto, viene presentato al Grattacielo Intesa San Paolo, con un dialogo tra l’autore e il giornalista Corrado Augias – e la seconda giornata del Salone prevede in mattinata uno degli appuntamenti ormai irrinunciabili: la Lezione Primo Levi, arrivata alla nona edizione, è affidata ad Alberto Cavaglion e Paola Valabrega, ed è dedicata alla voce del sacro negli scritti leviani. L’appuntamento, organizzato dal Centro Internazionale di studi Primo Levi e dall’editore Einaudi – 11 maggio alle 10.30, in Sala Rossa, avrà come relatori anche direttore del Centro, Fabio Levi, Roberta Mori, Domenico Scarpa e Marco Belpoliti, con la presentazione del terzo e ultimo volume delle Opere complete, e dell’Album Primo Levi.
Ada Treves twitter @ada3ves