sguardi…

Un rabbino americano contemporaneo, rav Kushner, insegnava che noi cerchiamo a seconda di chi siamo e troviamo quello che veramente cerchiamo. Nei miei personali giri di ricerca ho scritto nove racconti. Se siano belli, brutti, interessanti o stupidi, non è questo il punto. Sono stati e sono ancora, per alcuni partenopei fonte di dissenso, indignazione, commozione, gioia, nervosismo ed orgoglio. E tutto questo, giustamente, arriva a me che resto inquieto, irrequieto e che sono l’autore dei racconti di una Napoli ebraica specifica nei suoi anni e che è stata sede della mia primissima formazione, e che, per motivi anagrafici, in alcuni casi, oggi, è già realtà di ieri. O realtà di altrove se Shabbat scorso ho avuto l’onore di accompagnare al bar mitzva, nella sinagoga di Rechov Hillel a Gerusalemme, un ragazzo con nonna napoletana, mentre un uomo con madre napoletana era al tempio e recitava il kaddish per lei, nell’anniversario della sua scomparsa. Quindi in quel tempio di Yerushalaim c’erano, nell’ordine, molti figli di Napoli: il bar mitzva, sua nonna ed i suoi discendenti, un rabbino e suo figlio, un adulto uomo e il ricordo di sua madre. Sapete che già mi sento meno inquieto? Perché quell’uomo che recitava il kaddish, noto professore, mi ha insegnato a cercare uno sguardo globale e non locale sul mondo ebraico.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(11 maggio 2018)