Firenze – Ebrei e Grande Guerra,
l’eroismo e il tradimento del ’38
Il Liceo classico Michelangiolo, considerato da sempre uno dei migliori di Firenze, per la sua ubicazione nei pressi del grande nuovo Tempio e quindi nel quartiere dove a fine Ottocento si sono trasferite tante famiglie ebraiche, è stato quello prescelto per ricordare il centenario della fine della prima guerra mondiale. Ovviamente dal 1930 al 1944 il liceo è stato anche quello demandato a seguire i corsi istituiti dalla Comunità per gli alunni ebrei espulsi e dove dovevano sostenere gli esami di ammissione, quelli di passaggio da una classe alla successiva ed infine quelli finali. Nelle lapidi apposte nel porticato interno per i giovani caduti nella prima guerra mondiale e per le vittime della seconda, unendo i militari ai partigiani e ai deportati, figurano molti nomi di giovani ebrei, tra questi anche quello di rav Nathan Cassuto.
Per iniziativa della professoressa Silvia Cristina Benzi, attuale docente, e del professor Adalberto Scarlino, presidente del Comitato Fiorentino per il Risorgimento, il liceo ha voluto commemorare i suoi caduti nella Prima Guerra Mondiale chiedendo anche alla Comunità, che li ricorda in una lapide interna alla sinagoga e un più tardo piccolo monumento esterno, di associarsi a questa cerimonia svoltasi ieri prima nel’aula magna e davanti alla lapide del liceo e poi davanti alla lapide con fontana nel giardino del Tempio.
Dopo i saluti degli organizzatori e di Daniela Misul, Presidente della Comunità ebraica, la professoressa Benzi ha esposto le pazienti e interessanti ricerche documentarie fatte sui vari allievi caduti negli anni 1915-18, vari dei quali ebrei, mettendo in evidenza particolari atti eroici o momenti della loro breve vita ed anche soffermandosi su eventuali congiunti deportati dopo aver già dato così grande contributo alla patria. Basti qui per tutti un nome: Aldo Rosselli, uno dei primi caduti, fratello maggiore di Carlo, che si arruolò appena compiuti i diciotto anni, e Nello, uccisi per i loro ideali antifascisti.
Due allieve hanno ricostruito la storia di un congiunto: una del nonno Ezio Galeotti, medico, l’altra del prozio Cesare Poccianti, l’unico aviere michelangiolino.
Dopo il brillante discorso del professor Giovanni Cipriani, dell’Università fiorentina, tutti i presenti si sono trasferiti nel giardino del Tempio dove chi scrive, figlia di uno studente e poi anche docente di quel liceo, ha brevemente parlato davanti al monumento in ricordo soffermandosi sui sentimenti altamente patriottici inculcati fin da bambini nei nostri nonni e genitori e dello slancio con cui hanno partecipato a quella considerata l’ultima guerra di Indipendenza e quindi della profonda ferita loro inferta radiandoli dall’esercito, uno dei primi atti delle Leggi razziste.
La riuscita cerimonia si è conclusa con la visita al Tempio, con la guida di Daniela Misul, che si è a lungo trattenuta con i ragazzi, ed una sosta davanti alla lapide dei deportati.
Lionella Viterbo
(16 maggio 2018)